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Carlos González Reyes, La natura morta dal maestro di Llerena

Carlos

© MNAC – Museu Nacional d’Art de Catalunya. Barcelona.

Fotògrafs: Calveras/Mérida/Sagristà

Natura morta amb fruita i cadernera.

Olio su tela

40 x 57 cm

005671-000

 

Una delle opere che simboleggiano la mia personale immagine del Barocco è la composizione Natura morta con frutta e cardellino (c. 1639-1640) di Juan de Zurbarán (Llerena 1620 – Siviglia 1664).

Alcuni anni fa, camminando con i miei amici per il Museu Nacional d’Art de Catalunya (MNAC), ho scoperto questo dipinto accattivante: da allora mi è servito da fonte di ispirazione e mi ha portato a voler approfondire la figura e l’opera del suo autore.

Da un pò di tempo a questa parte, insieme a una mia collega, sto svolgendo delle ricerche sulla figura di Juan de Zurbarán, pittore del primo quarto del XVII secolo e figlio del geniale artista Francisco de Zurbarán (1598-1664).

Il nostro obiettivo è ricostruirne la biografia grazie a nuova documentazione e anche analizzarne la figura attraverso la voce di tre personaggi che hanno influenzato in modo decisivo la sua carriera: uno dei suoi mecenati, un apprendista della bottega di Siviglia in cui crebbe come pittore, nonché suo padre. Formatosi sotto l’influenza di quest’ultimo nel suo laboratorio sivigliano, Juan ha partecipato con lui alla realizzazione della magnifica opera Natura morta con brocca e bicchieri e ad altre importanti composizioni: tali collaborazioni fecero sì che la critica le considerasse come espressioni delle indicazioni paterne e tenesse l’artista sempre all’ombra del genitore.

In Natura morta con frutta e cardellino, un grappolo d’uva appare su un piatto assieme a pesche, mele cotogne e a un melograno. La luce che bagna l’opera sottolinea l’ossidazione dei frutti e le sue imperfezioni, sotto un breve e pastoso tratto: una composizione di linguaggio caravaggesco con un ottimo gioco di chiaroscuri che assegna a Juan la chiarezza scultorea di suo padre (Banderas Ruiz, 2002).

Nonostante il suo lavoro riveli influenze che testimoniano chiaramente come il giovane Zurbarán abbia fatto proprio il linguaggio paterno, nelle sue composizioni artistiche egli ha mostrato un proprio gusto sensuale e profano, simbolo di un’arte civile elegante e raffinata (Banderas Ruiz, 2002). Nel suo lavoro è possibile ravvisare influenze della maniera napoletana, lombarda e olandese per la sua attenzione e il suo gusto per i dettagli secondari. Un’altra opera che rivela tale tendenza è Cesto di mele, melecotogne e melograni che appartiene invece al periodo in cui il giovane Zurbarán operò come artista autonomo.

Dopo essersi sposato con la figlia di un ricco mercante, Juan de Zurbarán  morì a Siviglia nel 1640 al culmine della sua carriera; rimase sì all’ombra di suo padre, ma divenne al contempo uno dei più importanti autori di nature morte del Seicento spagnolo e uno dei più autorevoli rappresentanti di questo genere del Siglo de Oro (De Antonio Sáenz, 1995), ancora non ben studiato nella sua fase di artista maturo e autonomo. Oggetto, quest’ultimo, della nostra ricerca grazie a l’impressione che ci ha fatto anni fa una delle sue opere più sublimi: la Natura morta con frutta e cardellino.