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Marco Ranica, l’Ossario della chiesa di San Bernardino alle Ossa

Il luogo che ho deciso di proporre come simbolo del “mio Barocco” è l’Ossario della chiesa di San Bernardino alle Ossa, una struttura fuori dai grandi giri turistici tipici di Milano, ma molto interessante da visitare.

Vorrei ripercorrere a grandi linee la storia di questo edificio.

Ranica1Nel 1127 a Milano, di fronte alla Basilica di Santo Stefano Maggiore, venne edificato un ospedale dedicato alla cura dei lebbrosi, con annesso un cimitero per accogliere le spoglie dei defunti di questa struttura. Ben presto il cimitero risultò essere insufficiente per le esigenze dell’ospedale così, nel 1210, venne edificata una camera di sepoltura a cui nel 1269 fu aggiunta una cappella, dove avevano sede i Disciplini. I Disciplini o Disciplinati erano una confraternita dedicata al culto dei morti e all’espiazione dei peccati da raggiungersi attraverso l’autoflagellazione e la mortificazione della carne. Nel 1642 la cappella fu gravemente danneggiata dalla caduta del campanile dell’adiacente Basilica di Santo Stefano e nel 1679 iniziò l’opera di restauro su progetto di Carlo Buzzi, un architetto della Fabbrica del Duomo. Egli si occupò soprattutto della facciata e dell’Ossario dando ad esso la conformazione che ancora oggi ha. Infine dopo l’incendio che distrusse la Cappella nel 1712. I Disciplini decisero di finanziare la costruzione di una chiesa più grande che inglobasse l’antica struttura trasformata in ambulacro. La Chiesa venne dedicata a San Bernardino da Siena.

Ranica3L’Ossario è raggiungibile dall’ambulacro attraverso uno stretto corridoio e ha una pianta quadrata con le pareti quasi interamente ricoperte di teschi ed ossa provenienti dall’antico cimitero. Le ossa sono disposte nelle nicchie e sul cornicione, adornano i pilastri (ricoperti di marmo nero) e le porte, dando vita a decorazioni geometriche. Sulle pareti, dove non vi sono ossa, è stesa un’uniforme tinta rossa. Sopra l’unico altare, in marmi pregiati e con gli emblemi della passione di Gesù Cristo, fu collocata in un’apposita nicchia, una statua di Nostra Signora Dolorosa de Soledad (santa Maria Addolorata), vestita di un camice bianco, coperta da un mantello nero ricamato in oro, con le mani giunte e inginocchiata presso Gesù morto. L’opera venne eseguita nella metà del XVII secolo da Gerolamo Cattaneo, durante la dominazione spagnola e risente moltissimo dell’influsso del Barocco iberico. Alzando lo sguardo si scorge una volta affrescata nel 1695 da Sebastiano Ricci, intitolata Trionfo di anime in un volo di angeli (foto). Nei pennacchi della volta, è rappresentata la gloria di quattro santi protettori, (Santa Maria Vergine, Sant’Ambrogio, San Sebastiano e san Bernardino da Siena). I colori utilizzati, molto luminosi, contrastano molto con le tinte fosche del resto della struttura.

Ho scelto l’Ossario come luogo rappresentativo del Barocco per alcuni specifici elementi:

1- Nella struttura sono presenti forme, schemi e modelli equilibrati e geometrici tipici  del classicismo. Nel contempo però questi entrano in profondo conflitto con le ossa usate a fini decorativi, creando quell’esplosione delle forme e quell’ossessiva ricerca del “nuovo” tipica dell’arte barocca e dell’esaltazione del bizzarro, della sperimentazione, della meraviglia e della teatralità.

2- Le ossa sono la piena espressione di quel brutto e di quell’orrore che vengono utilizzati per generare un nuovo, paradossale tipo di bellezza maggiormente legata alla sordidezza della realtà vissuta dal pubblico quotidianamente e legata all’esperienza della morte.

Ranica23- Segnalo l’intento pedagogico/catechetico tipico dell’arte della Controriforma. La disposizione geometrica delle ossa, oltre a concretizzare uno sforzo decorativo, rappresenta a mio avviso l’affermazione del principio del “libro vivente della natura” composto “in lingua matematica” e dello sforzo intellettuale di razionalizzare la realtà e l’esperienza della morte. Però tale disposizione risulta essere forzata, innaturale e crea un paradosso teatralizzato e pedagogico: la verità della Fede, insegnata nel Catechismo e celebrata nei Sacramenti, è superiore a qualsiasi conoscenza umana. Il fedele, a cui viene mostrato trionfalmente che cosa resta della sua vita terrena, deve alzare lo sguardo verso l’altare della Passione di Cristo e verso la statua di Maria Addolorata (non a caso estremamente realistica) e più su ancora, verso l’affresco del Trionfo delle anime. Egli deve riconoscere con umiltà la sua caducità e limitatezza, fino a dover accettare che le sue ossa (che essendo la parte più interna del corpo diventano metafora della sua più profonda intimità) possano essere esposte ed utilizzate per decorare una parete. E’ un invito alla riflessione sulla propria esistenza, al vigilare e a prepararsi ad una “buona morte”. La Gloria Celeste è infinitamente più grande, luminosa e vitale di qualsiasi barlume di notorietà a cui si può sperare di giungere nel grande teatro chiamato vita (si notino i colori utilizzati nell’affresco della volta che contrastano grandemente con le pareti dell’Ossario ed il movimento della rappresentazione che contrasta con la staticità geometrica della struttura e metafisica delle ossa).

4- Nell’Ossario è presente una catechesi dello spazio. Le pareti rappresentano la storia umana, la vita terrena è caduca. In essa si inserisce l’azione salvifica di Dio attraverso la Passione e la Resurrezione (l’altare). Dall’altare si è così indotti ad alzare lo sguardo alla Gloria che attende il fedele (l’affresco), raggiungibile attraverso la Via rappresentata dai quattro pennacchi che introducono la volta. In essi sono rappresentati: la Vergine (simbolo del fedele che si consegna totalmente nelle mani di Dio ed alla sua azione salvifica), San Sebastiano (il simbolo classico nell’iconografia del martirio e del fedele che sopporta con pazienza le vicissitudini della vita) e San Bernardino da Siena (è un riferimento ai committenti dell’Ossario ed un’esaltazione delle pratiche devozionali che vengono proposti dalla confraternita dei Disciplinati e che garantiscono la Salvezza). Infine vi è Sant’Ambrogio. Egli è il simbolo dell’identità municipale e chiaro riferimento alla gerarchia ecclesiastica: il fedele può sperare di raggiungere il Regno dei Cieli soltanto rimanendo in piena comunione nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana e accettando il magistero dei vescovi e del papa.

Segnalati questi elementi ecco che si è compreso, a mio avviso, il perché della scelta dell’Ossario di San Bernardino alle Ossa come luogo che mette bene in evidenza quelle che sono le caratteristiche del Barocco. Inoltre spero di aver presentato un’architettura poco conosciuta della città di Milano ma sicuramente interessante.