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La chiesa di San Giorgio dei Genovesi a Napoli

Il dominio dei genovesi nel sistema creditizio della città e del regno di Napoli iniziò nei primi decenni del XVI secolo, destinato a crescere sempre di più nel corso del Seicento. Accanto a personaggi nativi del regno, come nel celebre caso di Bartolomeo d’Aquino, importanti famiglie genovesi come i De MariI De Mari erano una famiglia di origine genovese, attiva nel regno di Napoli a partire dagli inizi del XVI secolo. Mercanti, banchieri e asentistas, accumularono nel corso dell’età moderna possedimenti fondiari e titoli nobiliari, radicandosi sempre più nella società del Mezzogiorno spagnolo. si imposero come protagonisti di primo piano della vita pubblica, aggiungendo spesso, alle originali fortune di origine mercantile e bancaria, titoli nobiliari, possedimenti feudali e incarichi politico-istituzionali.

Chiesa San Giorgio dei Genovesi NaLa comunità genovese residente a Napoli aveva già fatto costruire una piccola chiesa sotto l’infermeria di Santa Maria la Nova, ma la necessità di un tempio più grande che rappresentasse la “Nazione”, sempre più numerosa e potente, portò all’acquisto di un’area dove si trovava il teatro detto della “Commedia Vecchia”. Abbattuto il teatro nel 1587, sorse così la chiesa di San Giorgio dei Genovesi o, in ricordo del precedente edifico, di San Giorgio alla Commedia Vecchia. La struttura, tipicamente barocca, presenta un ampio sagrato sopraelevato cui si accede da una gradinata, realizzata da Bartolomeo PicchiattiBartolomeo Picchiatti (1571-1643) si trasferì a Napoli dalla natia Ferrara nel 1593, lavorando inizialmente assieme all’architetto Domenico Fontana. Tra le sue opere, ricordiamo il Palazzo Monte dei Poveri Vergognosi e la chiesa di San Giorgio dei Genovesi. Negli ultimi anni fu assistito dal figlio Francesco Antonio, ad esempio nel progetto della Basilica di Sant’Agostino alla Zecca. nel corso dell’intervento di restauro coordinato dallo stesso architetto all’inizio del XVII secolo. La facciata è semplice e armoniosa, mentre l’interno è a croce latina, con un’unica navata arricchita da cappelle laterali che si conclude nello spazio poligonale dell’abside. Un abbondante rivestimento di stucchi decora la botte e le cupole, e numerose sono anche le opere d’arte conservate nella chiesa. In particolare, spiccano Sant’Antonio risuscita un morto di Battistello CaraccioloGiovanni Battista Caracciolo detto Battistello (1578-1635) fu un pittore napoletano. Allievo di Belisario Corenzio, fu il principale diffusore dell’arte e dello stile di Caravaggio a Napoli. Nella seconda parte della sua carriera, in seguito a viaggi e soggiorni soprattutto a Roma, le sue opere furono meno legate al modello caravaggesco e più vicine all’influsso di Guido Reni e dei Carracci., evidente testimonianza dell’influenza caravaggesca sulla pittura napoletana seicentesca, e la tavola sull’altare maggiore raffigurante San Giorgio che uccide il drago di Andrea Sabatino, detto Andrea da SalernoAndrea Sabatino, noto anche come Andrea da Salerno (1480-1545), fu un pittore rinascimentale. Attivo nelle attuali province di Napoli e Salerno e nel basso Lazio, lavorò negli ultimi anni di vita nell’abbazia di Montecassino. Morì a Gaeta, dove stava lavorando al santuario della Santissima Annunziata. Suoi allievi furono Giovanni Filippo Criscuolo e Severo Ierace.Domenico FiasellaDomenico Fiasella, detto Il Sarzana dal nome del suo paese natale (1589-1669), fu un pittore formatosi a Genova, nella bottega di Girolamo Paggi. Dopo quasi un decennio trascorso a Roma, dove studiò l’arte antica, Raffaello, Caravaggio e Annibale Carracci, tornò definitivamente a Genova. Qui produsse gran parte delle sue opere, ispirate al tardo-manierismo locale e al realismo caravaggesco.Jacopo CestaroJacopo o Giacomo Cestaro fu un pittore nativo di Bagnoli Irpino, nei pressi di Avellino (1718-1785/1789). e Francesco De MuraIl napoletano Francesco de Mura (1696-1782) si formò nello studio di Francesco Solimena. L’influenza della scuola barocca napoletana dello stesso Solimena e di Luca Giordano è evidente nella sua ricca produzione pittorica, che avrebbe influenzato tutto il Settecento artistico napoletano. furono altri artisti che decorarono la chiesa nel corso del Seicento e del Settecento. Situata in pieno centro storico, in via Medina, essa è oggi utilizzata come cappella universitaria, ma anche come sede di attività seminariali e culturali, sedute di laurea, mostre e convegni.

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