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La Basilica di San Vittore di Varese

La Basilica di San Vittore sorge nel centro di Varese. Fu edificata tra il XVI e il XVII secolo su una preesistente struttura risalente al Trecento, anche se è probabile che sullo stesso luogo ci fosse un tempio edificato nel V secolo, a sua volta costruito in un’antica area di culto pagana. L’attuale aspetto della chiesa risale al progetto di ampiamento di fine Cinquecento di Pellegrino TibaldiPellegrino Tibaldi, detto anche Pellegrino de’ Pellegrini (1527-1596) fu un pittore e architetto milanese, attivo in varie città italiane e in Spagna. Le sue opere architettoniche (Milano, Pavia, Novara) hanno segnato un passaggio fondamentale nella storia dell’architettura lombarda., anche se nei primi anni del XVI secolo erano già stati eretti il presbiterio e l’abside in stile rinascimentale. Nel corso dei secoli si sono comunque sommati elementi di diversa provenienza artistica. Il magnifico campanile barocco, i cui lavori di costruzione si protrassero per quasi due secoli, è infatti accoppiato alla facciata neoclassica realizzata, riciclando in parte materiale proveniente da un’altra chiesa, su disegno di Leopold PollackEsponente principale di una famiglia di architetti, Leopold Pollack (1751-1806) nacque e si formò artisticamente a Vienna, prima di diventare allievo e collaboratore del Piermarini a Milano. La sua opera più celebre è la Villa Reale di Milano, grande esempio di neoclassicismo palladiano con elementi di gusto francese. (1751-1806). Come già detto, la torre campanaria, progettata dall’architetto varesino Giuseppe BernasconiGiuseppe Bernasconi (o Bernascone), detto il Mancino, fu un architetto di Varese. Nato nella città lombarda nel 1560 circa, morì nel 1625 o poco dopo. La sua opera più importante fu la chiesina dell’Immacolata, sempre a Varese, costruita sotto il patrocinio del cardinale Federico Borromeo., venne iniziata nel 1617 e conclusa solo dopo più di centocinquant’anni: non è dunque una coincidenza se lo stile tardo manieristico tipicamente lombardo della parte inferiore lasci spazio allo stile barocco della parte superiore, plasmata da Giuseppe Baroffio.

L’interno, a tre navate con volte riccamente affrescate, è ricco di dettagli e particolari barocchi, a partire dall’altare maggiore e dall’organo, assieme ad alcuni pregevoli dipinti cinque-seicenteschi come quelli di Bernardo CastelliBernardo Castelli (o Castello) fu un pittore genovese (1557-1629). Fu autore di affreschi e dipinti di soggetto religioso e storico. (La battaglia di Lepanto), Giovanni Battista Crespi detto Il CeranoArchitetto, pittore e scultore, Giovanni Battista Crespi, detto Il Cerano (1565-1632) fu autore di grandi opere, come le serie della Vita di S. Carlo e dei Miracoli di S. Carlo nel Duomo di Milano e la Messa di S. Gregorio nella Basilica di San Vittore a Varese. Lavorò come scultore e architetto al Duomo di Milano e diresse, su incarico del cardinale Federico Borromeo, l’Accademia Ambrosiana. (La Messa di San Gregorio Magno), Pier Francesco Mazzucchelli detto Il MorazzonePier Francesco Mazzucchelli (1573-1626), detto il Morazzone dal paese che gli diede i natali, è stato un pittore ed uno degli artisti di spicco del Seicento lombardo. Tra le sue maggiori opere, ricordiamo gli affreschi in San Gaudenzio a Novara, nel Sacro Monte di Varallo e in quello di Varese. Decorò anche parte della cupola del Duomo di Piacenza. (la Presentazione di Maria al Tempio e lo Sposalizio della Vergine), Salvatore BianchiSalvatore Bianchi, o Bianco (1653-1727) fu un pittore nativo di Velate, attuale frazione del comune di Varese. Operò, oltre che nella città natale, a Torino, tra gli artisti minori che lavoravano per il duca di Savoia, e ad Asti. Poche opere sono rimaste di lui, ma sappiamo che fu attivo nel Palazzo Reale di Torino e in alcune chiese di Varese e di Asti. (Il martirio di San Vittore) e Carlo Francesco NuvoloneCarlo Francesco Nuvolone (1609 ca.-1661) è stato un pittore milanese, membro di una famiglia di discreti artisti. Ottimo ritrattista, le sue opere sono conservate a Milano, a Varese, ma anche all’estero (come nel caso de La morte di Didone, custodita a Dresda). (Abramo e Loth).

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