Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

Il Carcere dei Penitenziati

Steri internoAscoltata la sentenza, l’inquisito viene quindi portato in una nuova costruzione, realizzata proprio ai primi del Seicento, che si trova nella parte retrostante del complesso dello Steri, laddove in epoca medievale si trovavano le fornaci per produrre stoviglie di ceramica e bicchieri di vetro. È il Carcere dei Penitenziati (foto 1), dove è rimasta una traccia toccante degli inquisiti grazie alla quale possiamo conoscerne i nomi e poi, rileggendo i processi che si trovano all’Archivio nazionale di Madrid, ricostruirne le storie. Queste stanze sono state dimenticate dopo la chiusura del Tribunale. Probabilmente lo stesso viceré Caracciolo, oltre a distruggere la documentazione del Santo Ufficio palermitano e gli strumenti di tortura, ordina di imbiancare le stanze. Successivamente la diversa destinazione d’uso di quegli ambienti contribuisce a cancellare anche il ricordo dei fini ai quali erano stati per lungo tempo destinati: soprattutto viene falsata, con l’apertura di finestre in grado di illuminare gli ambienti, la situazione originaria, di stanze di circa una trentina-quarantina di metri quadri, illuminate solo da una feritoia posta in alto nel muro (foto 2). Le prigioni diventano così irriconoscibili e per lungo tempo ospitano la regia procura di Palermo.

Sedia con spiraglioSolo ai primi del Novecento, durante un ennesimo intervento di ristrutturazione, lo storico palermitano Giuseppe Pitrè, sollecitato a effettuare un primo sopralluogo a palazzo dopo la scoperta casuale di un disegno che si intravede in trasparenza sotto l’intonaco che si va sbriciolando, porta alla luce le prime tragiche testimonianze della vita condotta in quelle stanze. Il Pitrè chiama con frase felice questi documenti grafici i «palinsesti del carcere» e comincia a decifrare le scritte. Tuttavia alla scoperta non segue una valorizzazione e questi ambienti vengono nuovamente dimenticati. Vengono riscoperti negli anni Sessanta, ma ancora una volta non è possibile tutelarli perché durante il periodo di stanza degli alleati a Palermo si è installato allo Steri un curioso personaggio, don Totò, che asserisce che il complesso gli appartiene e lo usa come magazzino sfascia carrozze. In effetti, il palazzo e le strutture circostanti sono da tempo proprietà dell’Università, che ne rientra in possesso negli anni Ottanta, solo dopo la morte di don Totò. Ed è solo da poco tempo che queste stanze sono visibili al pubblico e noi possiamo vedere testimonianze che non hanno uguali al mondo.

<<<—pagina precedente   pagina seguente—>>>