Le residenze napoletane
La prima dimora napoletana fu costruita dai d’Avalos nel 1582 a Monteoliveto, dentro la città vecchia. Forse perché prediligevano la dimora vastese o, in alcuni periodi, Ischia e Procida, i d’Avalos, almeno fino agli inizi del XVIII secolo, furono poco presenti a Napoli dove, soprattutto, attuarono interessanti operazioni di compra-vendita di case e ville collocate in varie aree della città. Dopo aver eretto con grande magnificenza il suo palazzo a Monteoliveto, infatti, il marchese d’Avalos lo cedette a Gaspare Roomer, negli anni Settanta del XVII secolo, in cambio di un villa a Barra (oggi villa Bisignano), che i d’Avalos mantennero fino agli inizi del XVIII secolo, allorquando la cedettero a Girolamo Maria Pignatelli come pagamento di un debito. Nel Settecento, il palazzo di Monteoliveto tornò nuovamente in mano alla famiglia d’Avalos e dagli anni Trenta del secolo la famiglia si trasferì stabilmente a Napoli.
È inoltre utile ricordare che nel 1585 Giovanni, figlio di Alfonso, marchese del Vasto, e di Maria d’Aragona, nipote del defunto re di Napoli Ferdinando I d’Aragona, fece costruire a Napoli, sulla collina dei Camaldoli, l’Eremo del SS. Salvatore.
Segno evidente della presenza dei d’Avalos nella capitale del regno è oggi Palazzo d’Avalos del Vasto (foto), un palazzo monumentale ubicato in via dei Mille. Fu eretto alla fine del XVI secolo come residenza della famiglia d’Avalos marchesi di PescaraImportante porto e centro di commerci sull’Adriatico, Pescara fu in età moderna una fondamentale piazzaforte costiera del regno di Napoli, più volte sottoposta agli attacchi di Turchi e pirati. Fu feudo sin dall’epoca aragonese della famiglia d’Avalos, legata da rapporti di parentela con i precedenti feudatari, i d’Aquino. e del Vasto, e rimaneggiato nel Settecento dall’architetto napoletano Mario GioffredoMario Gioffredo (1718-1785) è stato un ingegnere, architetto e incisore napoletano. Durante la sua formazione artistica frequentò la bottega del Solimena, in seguito si impose per il suo stile classicista. Fu anche autore di un trattato di architettura. Dal 1783 fino alla morte fu architetto di corte. Tra le sue opere: la Basilica dello Spirito Santo e il restauro di Palazzo d’Avalos del Vasto a Napoli e la chiesa di Maria Santissima del Carmine a Vasto.. Anche nella dimora napoletana si deve sottolineare l’attenzione della famiglia verso i giardini e il verde che abbiamo notato nella residenza vastese: il palazzo, infatti, era preceduto da un parco, ricco di giardini e frutteti, che giungeva fino alla Riviera di Chiaia; il parco è stato cancellato dall’urbanizzazione di via Carducci negli anni Trenta del secolo scorso. Il palazzo ha tre piani, due sono piani nobili, ricchi di sfarzosi saloni e che contengono ancora mobili, quadri, disegni e suppellettili antiche. La facciata barocca, realizzata dal Gioffredo, presenta un alternarsi di finestre e balconi con timpani arrotondati e triangolari, mentre l’ingresso è aperto tra quattro colonne che fungono da sostegno per l’arco del portale e per il balcone sovrastante. La pianta dell’edificio si presenta ad “U” e i due corpi paralleli presentano dal lato dei giardini altri due portali con due colonne e timpano triangolare. Altri interventi vennero eseguiti nel 1840 dall’ingegnere Achille Pulli, che realizzò un cancello in modo da separare il giardino dalla strada antistante. All’interno, Alessandro Fischetti affrescò le sale del primo piano, luoghi in cui erano conservati gli arazzi donati da Carlo V e raffiguranti la battaglia di PaviaCombattuta il 24 febbraio 1525, la Battaglia di Pavia segnò la definitiva sconfitta del re di Francia Francesco I (che fu fatto prigioniero) nelle guerre per il dominio dell’Italia. La vittoria dell’esercito asburgico, viceversa, confermò il dominio spagnolo sulla Penisola., nella quale Fernando Francesco d’Avalos fu grande protagonista. Queste opere furono donate nel 1862 da Francesco d’Avalos al Museo Nazionale e, poi, trasferite in quello della Reggia di Capodimonte.