Lecce: la Basilica di Santa Croce, la Chiesa del Rosario, la Chiesa del Carmine e la Chiesa di Santa Chiara
L’architetto e scultore Giuseppe Zimbalo (1620-1710) viene unanimemente considerato il maggior esponente dell’arte barocca a Lecce. Nipote di Francesco Antonio Zimbalo, altro celebre architetto della storia leccese, Giuseppe Zimbalo è anche noto come lo Zingarello, traduzione in italiano del termine dialettale “Zimbarieddu”, ovvero, letteralmente, “il piccolo Zimbalo”, per distinguerlo dal padre e dal nonno, entrambi dediti al suo stesso lavoro.
Al terzo e più celebre esponente della famiglia Zimbalo vengono attribuiti alcuni tra i più importanti edifici di Lecce. Oltre alla ricostruzione del Duomo, al progetto del campanile e all’innalzamento della Colonna di Sant’Oronzo, Zimbalo contribuì anche alla costruzione, plurisecolare, della Basilica di Santa Croce che, assieme all’ex convento dei CelestiniI Celestini, detti in origine fratelli di Santo Spirito o majellesi (dal monastero di Santo Spirito a Majella) e poi morronesi (dal monastero del Morrone), erano i monaci appartenenti alla Congregazione fondata da Pietro del Morrone nel XIII secolo. Assunto il nome di Celestini dopo il pontificato e la canonizzazione di Pietro del Morrone (papa Celestino V), si diffusero nei secoli successivi anche al di fuori dell’Italia. I monasteri dell’Ordine furono tutti soppressi a cavallo tra XVIII e XIX secolo., attuale sede della Provincia di Lecce, costituisce uno dei principali complessi architettonici della città. Il progetto venne iniziato nel 1549, su di un terreno ottenuto dalle confische a danno della comunità ebraica, espulsa dalla città nel 1510. La prima fase dei lavori, durata fino al 1582, portò alla costruzione della zona inferiore della facciata, fino alla balconata, e venne diretta dall’architetto Gabriele Riccardi. La seconda fase, a partire dal 1606, conobbe l’apporto del nonno dello Zimbalo, Francesco Antonio, che aggiunse i tre portali decorati. Alla terza ed ultima fase dei lavori si dedicarono lo Zingarello assieme a Cesare PennaCesare Penna (1607-1680) fu uno scultore leccese, protagonista della grande stagione barocca vissuta dalla città nel XVII secolo. Le sue opere più celebri si possono ammirare nella Basilica di Santa Croce e nella chiesa di Santa Teresa, entrambe costruite dall’architetto Giuseppe Zimbalo. Al di fuori di Lecce, Penna fu attivo anche in altri centri della Puglia, quali Maglie e Martina Franca., altro illustre esponente dell’arte barocca a Lecce: alla loro maestria si attribuisce la parte superiore della facciata, il rosone e il fastigio alla sommità della struttura. Vicino al rosone è scolpita la data 1646.
La costruzione della chiesa di San Giovanni Battista, o del Rosario, fu invece affidata dai Domenicani allo Zimbalo quando questi aveva già passato i settant’anni. L’anziano architetto, che si dedicò all’opera dal 1691 fino alla morte, nel 1710, contribuì personalmente al finanziamento dei lavori. Ancora incompleta alla scomparsa del suo creatore, la struttura venne ultimata nel 1728 da alcuni artisti locali, ed in essa Zimbalo aveva chiesto di essere sepolto.
Oltre che autore di Memorie, cronaca di fatti accaduti a Lecce tra il 1656 e il 1719, Giuseppe Cino (1645-1722) fu uno dei massimi esponenti del Barocco leccese. Architetto e scultore, la sua formazione professionale si svolse sotto la guida e l’influenza dei grandi maestri che operavano in quegli anni nella città salentina, su tutti Giuseppe Zimbalo.
A Cino sono stati attribuiti molti dei monumenti più rappresentativi dell’arte barocca a Lecce.
La chiesa del Carmine, adiacente al convento dei Carmelitani, venne invece realizzata sul disegno di Cino, che vi lavorò a partire dal 1711 e fino alla sua morte, nel 1722. L’opera, che anche in questo caso venne portata a termine da Mauro Manieri, o secondo altre fonti dal fratello di Cino, Donato, presenta una facciata divisa in tre ordini. Nel primo ordine, quattro nicchie poste simmetricamente ai lati del portale conservano le grandi statue dei profeti Elia ed Eliseo e dei carmelitani Sant’Angelo da Gerusalemme e Sant’Alberto degli Abati. La figura della Madonna del Carmine, cui la chiesa è dedicata, compare sul timpano curvilineo del portale. Nel secondo ordine, un finestrone in posizione centrale divide le due nicchie occupate dalle statue di Santa Teresa d’Avila e Santa Maria Maddalena de’ Pazzi. Il terzo ordine riunifica visivamente l’intera struttura compositiva della facciata e si conclude con un frontone di ispirazione classica. L’interno della chiesa riproduce invece la forma del piede umano, con sei cappelle, tre per lato, arricchite da splendidi altari barocchi.
Tra le opere di Cino va annoverata anche la ricostruzione della chiesa di Santa Chiara, tra il 1687 e il 1691. La facciata, divisa in due ordini, presenta anch’essa varie nicchie disposte simmetricamente ai lati del portale, nell’ordine inferiore, e del finestrone centrale, nell’ordine superiore. La chiesa ha una pianta di forma ottagonale allungata, con profondo presbiterio coperto con volta a stella.
Oltre che nelle vesti di architetto, Giuseppe Cino ha rappresentato l’arte barocca anche con alcune pregevoli opere scultoree, soprattutto altari. Gli sono attribuiti, ad esempio, gli altari di San Carlo Borromeo e di Sant’Andrea apostolo nel duomo di Lecce.