I Giganti in Calabria
La consuetudine di costruire giganti processionali e da corteo in Calabria risale almeno alla metà dell’Ottocento. Testimonianze ancora più antiche, riferite all’ultimo quarto del XVIII secolo, attestano invece la presenza del cammello, raffigurato come un fantoccio di cartapesta e legno, sormontato da un piccolo moro (simbolo dell’avidità fiscale dei dominatori arabi). Il modello a cui si sono ispirati i costruttori calabresi è quello dei giganti di Messina, che vantano un’origine cinquecentesca. I fantocci continentali hanno ripreso dai colossi messinesi, i famosi Mata e Grifone, oltre ai nomi e alla fisionomia (tranne le dimensioni ridotte e il fatto di non essere delle statue equestri), anche i racconti leggendari sulle loro origini. La spiegazione più diffusa è legata, infatti, alle gesta di Ruggero d’Altavilla, alla liberazione di Messina e, più in generale, dell’Italia meridionale dal dominio arabo. In tal senso, la scenografia festiva si ispira a quei racconti e quelle incisioni che raffigurano l’ingresso trionfale del sovrano normanno a Messina, accompagnato dai prigionieri mori e dai loro cammelli. Per alcuni, i fantocci rappresenterebbero i due principi saraceni sconfitti dai normanni e l’animale esotico il simbolo della loro prevaricazione (che per tale motivo viene incendiato alla fine della festa). Nella maggior parte dei casi, però, tale genealogia subisce una variazione, che ruota attorno all’identità della gigantessa, che trasforma i due colossi nei mitici fondatori di Messina e, per estensione, di tutte le cittadine che ne celebrano la sfilata. Quasi un modo per reintegrare la stagione araba nella storia delle città meridionali, trasfigurandola nel tempo mitico della fondazione. A tale fine, Mata è identificata con una principessa locale “conquistata” (mediante il rapimento o al prezzo di una commovente conversione) da un re moro di dimensioni sovrumane, dedito all’antropofagia: la gigantessa avrebbe “addomesticato” la furia del guerriero saraceno e risparmiato lutti e sofferenze al suo popolo. Questo topos è rievocato nell’intenso ballo del corteggiamento messo in scena dai due giganti durante le cerimonie festive. Oggi in Calabria i giganti sono protagonisti di numerose festività locali, non solo religiose. Esse prendono il via proprio con la sfilata danzante dei fantocci e terminano con il ballo (e spesso con il falò) del cammello. I giganti sono sempre due, un maschio dalla pelle scura e una femmina dal colorito roseo, che si esibiscono, animati da portatori infilati al loro interno, in un suggestivo rituale di corteggiamento.