I Giganti in Spagna
In Spagna l’origine dei giganti processionali sembra risalire addirittura al Trecento. La loro presenza, tuttavia, è attestata con maggior certezza solo a partire dal secolo successivo. I primi esemplari del variegato repertorio gigantesco spagnolo (di forma antropomorfa e zoomorfa) sfilano durante le processioni del Corpus Christi, inseriti in una più ampia cornice di rappresentazioni sacre ispirate alla Bibbia, dette entremeses. Oltre ai giganti propriamente detti (gigantes in castigliano, gegants in catalano), vi prendono parte anche i nani (detti anche cabezudos o capgrossos), i cavalls cotoners (piccoli cavalli di stoffa indossati da uomini che ricordano la figura del centauro, un ibrido molto diffuso anche in Francia col nome di chevaux-jupon, che di solito accompagnano i giganti e le bestie mostruose) e una lunga lista di figure animali: il Drac, l’Aliga, la Vibria, la Tarasca, la Mulassa, il Bue, il Leone. I giganti spagnoli, come i loro equivalenti europei, all’inizio passeggiavano sui trampoli ed erano vestiti di stoffe, in seguito, assunsero forme più rigide e posture più stabili.
Tra la fine del XIV (1380) e l’inizio del XV (1424) secolo, nel Corpus Christi di Barcellona fecero la loro comparsa il gigante Golia (con Davide) e il sovrumano fantoccio di San Cristoforo (con il piccolo Gesù sulle spalle). Pare che a Valencia, nel 1399, in occasione dell’incoronazione di Martino I Martino I d’Aragona, detto l’Umano (l’Humà ) o l’Ecclesiastico (1356-1410) fu l’ultimo discendente del casato di Barcellona e l’ultimo degli eredi di Goffredo il Villoso e dei successivi “conti-re” a regnare sull’Aragona. Oltre al trono di Aragona, fu anche sovrano di Valencia, Sicilia (come Martino II), Sardegna, Mallorca e Corsica, conte di Barcellona, Rossiglione, Cerdagna e Empúries, primo duca di Montblanc., gli spettatori abbiano assistito all’uccisione simbolica di un dragone. Nel Corpus di Toledo, invece, nel 1372 è attestata la presenza dell’aquila, mentre dal 1493 risultano presenti i quattro giganti continentali e la Tarasca, sul cui dorso venne collocato in seguito il fantoccio di Anna Bolena. Durante l’età moderna i giganti e le figure che li accompagnavano subirono un progressivo mutamento. A Granada, nel 1767, al fianco della Tarasca c’erano sette giganteschi imperatori romani, colpevoli di aver avversato il cristianesimo (similmente, a Siviglia i sei imperatori e la Tarasca impersonavano i 7 peccati capitali). I nani, invece, erano presenti già nel Cinquecento a Valencia: per alcuni simboleggiano, in coppia con i giganti, la sottomissione del piccolo e del grande a Dio; per altri, sarebbero addirittura i progenitori dei colossi. Giganti, figure animali e nani sono sopravvissuti all’ età contemporanea e sono giunti fino ai giorni nostri.