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Le “macchine” di San Gennaro

In età moderna, il culto di San Gennaro era l’occasione in cui la città partenopea rappresentava e metteva alla prova il delicato equilibro tra le sue componenti socio-politiche. Basti pensare al ruolo svolto dai Sedili, le sei sezioni urbane in cui allora era organizzata l’amministrazione cittadina, nella preparazione a rotazione dei festeggiamenti primaverili. Tra Sei e Settecento, le celebrazioni, oltre al rito della liquefazione del sangue, prevedevano anche l’allestimento di straordinari apparati scenici deputati a rappresentare simbolicamente la vita ed il martirio di Gennaro. Come ha scritto una studiosa, a quel tempo, «a Napoli operava un vero e proprio ‘cantiere barocco’, legato al settore delle pratiche festive» (Rosa Franzese, La Festa di Settembre in onore di S. Gennaro tra ‘600 e ‘700. Macchine e apparati luminosi, in «Campania Sacra», 11-12 (1980-1981), p. 217). Tali allestimenti erano opera di importanti artisti, tra i quali il grande architetto barocco Cosimo Fanzago, autore tra le altre cose della famosa Guglia di San Gennaro (inaugurata nel 1660): una monumentale colonna posta davanti alla Cattedrale, tuttora esistente, al cui vertice c’è la statua bronzea del Protettore.