Diego Pizzorno, Gioco nuovo del Turco, del Todesco e del Venetiano
Il “mio Barocco” è un’incisione di Giuseppe Maria Mitelli: Gioco nuovo del Turco, del Todesco e del Venetiano.
Attivo tra Italia e Spagna grossomodo tra gli anni ’60 del Seicento e il primo decennio del XVIII secolo, Mitelli è un prolifico e piuttosto noto incisore bolognese. Alcuni dei suoi lavori hanno avuto persino una risonanza televisiva, comparendo in trasmissioni come Carosello e L’almanacco del giorno dopo.
Inizialmente dedito alla copiatura in acquaforte di opere di celebri autori dell’epoca (tra cui, ad esempio, Tintoretto e Tiziano), Mitelli s’indirizza successivamente verso la realizzazione di incisioni satiriche toccanti la denuncia moralistica dei vizi, una cruda rappresentazione della condizione dell’uomo e uno degli “incubi” dell’immaginario collettivo dell’epoca: il Turco, di cui sono restituite immagini stereotipate e inevitabilmente caratterizzate da approcci propagandistici.
Datata all’incirca al 1685 e annoverabile tra le incisioni turchesche, il Gioco nuovo del Turco, del Todesco e del Venetiano ha inoltre il pregio di farsi notare per una matrice pubblicitaria anch’essa tipica della produzione di Mitelli: il manifesto divulgativo sui giochi di carte e di dadi. La commistione tra i due piani comunicativi si esplicita con icastica immediatezza nel colpo di scena con il quale il veneziano e il tedesco – seduti a un tavolo da gioco che richiama lo scacchiere politico-militare dell’Europa orientale – si coalizzano e vincono il turco, che se ne stupisce e si dispera. L’incisione, che vede la luce negli anni della vittoriosa offensiva cristiana dopo il fallito assedio di Vienna, celebra con pittoresca soddisfazione la propizia unità d’intenti tra Impero e Venezia, delle cui passate divisioni il Turco aveva potuto tradizionalmente avvantaggiarsi.
A lungo descritta e immaginata come un’epoca caratterizzata dal trionfo della forma sulla sostanza – un eccesso parossistico di esteriorità denunciante mancanza di contenuti – il Barocco di Mitelli restituisce immagini dalla moderna efficacia comunicativa. Mitelli vuole stupire, fare sensazione con un colpo di scena che rovescia le sorti del gioco, ma esplicitando con vivida immediatezza i significati. Un «vignettista ante litteram» – come è stato definito – che vuole divertire, ammonire, pubblicizzare e informare.
Per saperne di più su G.M. Mitelli:
- F. Sorce, Giuseppe Maria Mitelli, in Dizionario Biografico degli Italiani, LXXV.
- Le arti per via di G.M. M. (catal.), a cura di M. Poli, Bologna 2003.
- S. Carminati, G.M. M., vignettista «ante litteram», in Grafica d’arte, XVIII (2007), 71, pp. 2-7.