Sulmona e l’abbazia di Santo Spirito al Morrone
La città di Sulmona, universalmente nota per aver dato i natali al poeta latino Publio Ovidio Nasone, vanta una lunga storia i cui resti, tuttavia, sono andati in larga parte perduti a causa dei frequenti eventi sismici. Entrata a far parte, a partire dal 1610, dei feudi di Marcantonio II Borghese, nipote di papa Paolo V, Sulmona conobbe in età medievale e moderna uno sviluppo urbanistico senza pari in Abruzzo. Gran parte del suo patrimonio artistico venne tuttavia distrutto o gravemente danneggiato dal terremoto del 1706, che causò oltre mille morti tra la popolazione. Tra i numerosi monumenti che furono sottoposti a un’importante opera di ricostruzione e restauro merita un posto di rilievo l’Abbazia di Santo Spirito al Morrone, nota anche come Badia Morronese (foto): un maestoso complesso, dall’estensione di oltre 15.000 mq, fondato dall’eremita Pietro Angeleri, poi papa Celestino V, e rimasta per secoli al centro della vita sociale, economica, religiosa e culturale della città ovidiana. Anche in questo caso, il barocco che venne aggiunto al complesso artistico in seguito al tragico evento del 1706 è stato riportato alla luce solo in seguito ad un attento lavoro di restauro portato avanti negli ultimi decenni del XX secolo. La facciata borrominiana venne realizzata dal pescolano Donato di Rocco, mentre la volta del refettorio è decorata da numerosi affreschi di argomento biblico (come nel caso dell’Ultima Cena e delle Nozze di Cana) poste all’interno delle cornici in stucco. All’esterno delle cornici, una serie di Telamoni è stata riportata alla luce sotto uno spesso strato di calce e di umidità, così come molti altri affreschi dell’Abbazia. Alcune opere d’arte sono state invece ricollocate nel Museo Civico di Sulmona, come nel caso del San Benedetto di Anton Raphael MengsAnton Raphael Mengs (1728-1779) nacque in Germania, ad Aussig, ma operò soprattutto a Roma e a Madrid. Tra i maggiori esponenti europei del Neoclassicismo, fu autore di svariati ritratti, tra cui due differenti versioni di papa Clemente XIII. Furono da lui riprodotti, tra gli altri, anche Ferdinando IV di Borbone e l’amico Johann Joachim Winckelmann. Tra le sue opere più celebri, il Parnaso, affresco di villa Albani, l’Aurora e l’Apoteosi di Ercole nelle sale del Palazzo Reale di Madrid e il Perseo e Andromeda, oggi conservato nell’Ermitage di San Pietroburgo., dell’Apoteosi di San Pietro Celestino di Giovanni ConcaGiovanni Conca (1690 ca. – 1771) nacque a Gaeta e fu allievo del cugino Sebastiano e poi del Solimena. Ad eccezione di dieci anni trascorsi a Torino, visse a Roma per tutta la vita. Artista di secondo piano, di lui rimangono poche opere, tra cui l’Apoteosi di S. Pietro Celestino (1750), proveniente dalla Badia Morronese e oggi conservata nel Museo Civico di Sulmona. e di una tela raffigurante Santa Caterina e Santa Lucia, sulla cui paternità gli studiosi si mostrano divisi.