Montalto Uffugo
La Chiesa calabrese si adeguò poco o nulla ai cambiamenti e alle riforme volute dal Concilio di Trento. Il clero regionale era infatti composto, nella maggior parte dei casi, da uomini per i quali l’iniziazione sacerdotale aveva costituito l’unica strada per sfuggire a un futuro di stenti e miseria. Personaggi di umili origini, ma anche cadetti di famiglia aristocratica, diedero spesso vita alla controversa figura del “chierico selvaggio”, protettore di banditi se non egli stesso bandito, disponibile alla lotta armata e al denaro più che alla preghiera. Oltre che attraverso alcune visite pastorali, che si proposero proprio di combattere l’ignoranza diffusa nel clero e di favorire l’applicazione dei canoni tridentini, le novità maggiori nel quadro della Chiesa calabrese furono garantite dall’ingresso e dalla proliferazione di conventi e collegi degli Ordini religiosi. In particolare i Gesuiti (importanti case di Gesuiti sorsero a Catanzaro, Reggio, Cosenza, Tropea, Monteleone e Paola) penetrarono a fondo nel territorio a partire dagli ultimi decenni del Cinquecento, mentre tra i conventi femminili furono soprattutto le Clarisse a colonizzare la regione. La ferma reazione espressa dalla Chiesa di Roma contro la diffusione delle dottrine protestanti fu però all’origine anche del più noto e feroce caso di persecuzione religiosa nella storia calabrese: nel 1560-61, la numerosa comunità valdese, fuggita dalle regioni alpine nel XIII secolo e stanziatasi in Calabria, venne completamente sterminata dopo aver aderito alla Riforma ed essersi dedicata ad opere di proselitismo.
Nel quadro di una regione caratterizzata comunque da grande complessità sul tema religioso, come dimostra anche la permanenza di comunità di culto greco-ortodosso nelle diocesi di Cassano e Bisignano, sono numerose le testimonianze del periodo barocco nell’architettura religiosa calabrese. Montalto Uffugo, antico feudo dei Moncada principi di PaternòCittà siciliana ubicata nell’attuale provincia di Catania, Paternò venne venduta dal regio demanio a Guglielmo Raimondo Moncada nel 1456. Nel 1565 Paternò venne eletta a principato su investitura di Filippo II di Spagna (1527-1598). A partire da Francesco I Moncada, primo principe di Paternò, la famiglia di origine catalana governò la città fino al 1812. e attuale centro della provincia di Cosenza, fu luogo di vivace dibattito intellettuale (come dimostrano la fondazione, tra XVII e XVIII secolo, dell’Accademia Montaltina e di quella degli Inculti) e di intensa vita religiosa. Esso si trova infatti nella zona dove vivevano le comunità valdesi fino allo sterminio del 1560-61, ed in seguito vi si stabilirono, fondando chiese e conventi, vari Ordini religiosi (oltre a quelli che già c’erano), come le Clarisse e i Carmelitani. Tra le numerose testimonianze del periodo barocco, risaltano le chiese del Carmine, di San Francesco e di Santa Maria della Serra.