Le chiese barocche di Sassari
Nell’attuale tessuto urbanistico di Sassari, non sono rimaste molte tracce del periodo barocco e delle sue forme artistiche. Tra gli edifici religiosi, un posto di rilievo deve essere riservato alla cattedrale di San Nicola. Sorta su un preesistente edificio paleocristiano, essa subì varie ricostruzioni in stile romanico e gotico e la demolizione della prima campata (per problemi di stabilità) nel XVII secolo. L’interno presenta una compresenza di stili artistici frutto delle modifiche e delle aggiunte inserite fino al XIX secolo. La struttura è a navata unica, divisa in due campate da arcate ogivali, su cui si impostano le volte a crociera delineate da costoloni. Su ogni lato si aprono quattro cappelle, due per campata, alle quali si accede attraverso archi a tutto sesto. Comunque, la parte che caratterizza maggiormente la cattedrale è la facciata in stile barocco (immagine 1), edificata tra XVII e XVIII secolo. Tale facciata, riccamente decorata, è suddivisa in tre ordini: nel primo si apre un portico a tre archi a tutto sesto, nel secondo tre nicchie ospitano le statue dei tre santi martiri turritani (Gavino, Proto e Gianuario), mentre la nicchia nel terzo ordine conserva la statua di San Nicola. In cima, una scultura del Padreterno è posta all’apice del fastigio curvilineo. La base del campanile è ciò che resta dell’antica chiesa romanica, mentre la cupola semisferica e i doccioni sporgenti lungo i fianchi richiamano la ricostruzione gotica del Quattro-Cinquecento.
Esempio di arte barocca è anche la chiesa delle Monache Cappuccine. Giunte in Sardegna dalla Spagna nel 1670, le religiose ottennero l’autorizzazione alla fondazione del monastero solo nel 1690 da parte del magistrato di Cagliari, poi confermata dall’arcivescovo di Cagliari nel 1691. Consacrata nel 1692, la chiesa, dedicata a Gesù, Giuseppe e Maria, venne effettivamente ultimata solo nel 1695 grazie ai lasciti e ai donativi di illustri personaggi, come il defunto re Filippo IV di Spagna, l’Inquisitore generale e l’aristocratico sassarese Giovanni Tola. Lo stemma marmoreo del Tola adorna la semplice facciata, che presenta un portale centinato, sormontato da un architrave, e tre finestre quadrangolari sopra di esso. Da qui si accede all’antiportico e quindi all’interno della chiesa. La struttura a unica navata è scandita in tre campate da lesene doriche su basamento modanato. Al di sopra della cornice aggettante, decorata da triglifi e dentelli, si innesta la volta a botte lunettata. L’altare in legno policromo è classicheggiante, realizzato ai primi del Settecento da una bottega locale e arricchito dalle statue lignee che raffigurano San Francesco con Santa Chiara, la Vergine Maria e la Sacra Famiglia. Nella terza campata sono posizionate due cappelle simmetriche, cui si accede attraverso un arco a tutto sesto ornato da una rosetta in ciascuna vela. La cappella dedicata a Sant’Antonio da Padova presenta un altare barocco intitolato al santo, mentre la cappella di Santa Croce ospita un altare ligneo con al centro un crocifisso seicentesco. L’abside, a pianta quadrangolare e volta a botte, ha la stessa ampiezza e altezza della navata. Tra le tele conservate nella chiesa, spicca la Decollazione di San Gavino opera del pittore calabrese Mattia PretiNato a Taverna, in provincia di Catanzaro, Mattia Preti (1613-1699) era un pittore. È noto come il Cavaliere Calabrese perché nacque in Calabria e fu creato cavaliere da papa Urbano VIII durante gli anni trascorsi a Roma. Fu attivo anche a Napoli e a Malta, dove morì a 86 anni..
La chiesa della Madonna del Rosario fu invece costruita a partire dal 1635 dai monaci dell’Ordine Domenicano, presenti a Sassari già dalla fine del Cinquecento. Nel 1656, la chiesa venne affidata alla confraternita del Rosario, che avviò un lavoro di ampliamento e ricostruzione dell’edificio terminato solo alla fine del secolo. Anche in questo caso, la struttura prevede un’unica navata e tre campate, divise da coppie di lesene ravvicinate. Sulla cornice modanata, ornata da dentelli e triglifi, poggia la volta a botte scandita dai doppi arconi traversi. Ogni lato presenta tre cappelle, voltate a botte con arco di accesso a tutto tondo e decorate con motivi che richiamano il marmo intarsiato. La cappella absidale, della stessa ampiezza della navata, è dominata dal monumentale retablo ligneo, una delle maggiori espressioni scultoree tardosecentesche della Sardegna. La facciata, edificata soltanto nel 1759 dal maestro sassarese Gavino Pirinu, è divisa in due ordini da una cornice marcapiano. L’ordine inferiore, scandito da lesene, presenta un portale centrale inquadrato da colonne binate di ordine corinzio e da una trabeazione. Al di sopra del portale, una nicchia centinata ospita la statua della Madonna del Rosario. Il secondo ordine è più liscio e stretto, dominato da una finestra a sesto acuto con cornice modanata.
La chiesa di Sant’Antonio Abate fu costruita tra il 1700 e il 1707 a spese del vescovo di BosaBosa è un comune sardo, situato nella provincia di Oristano., Giorgio Sotgia Serra. Un’alta cornice con fascia a rettangoli divide la facciata in due ordini (immagine 2). Quello inferiore è scandito da sei lesene tuscaniche e presenta al centro un portale barocco. Inquadrato da colonne tortili che terminano con figure grottesche, esso è sormontato da un timpano curvilineo spezzato in cui si inserisce un fregio e lo stemma del vescovo Sotgia Serra. Al centro del secondo ordine si apre una finestra a edicola con timpano triangolare, affiancata da due finte aperture più piccole ma di eguale forma. Un ampio frontone curvilineo, anch’esso elemento barocco, delimita la sommità della facciata. L’interno è a navata unica con tre campate, e ingloba la precedente chiesa di Sant’Antonio, di forme gotico-catalane, utilizzandola come transetto nel suo impianto a croce latina. Ogni lato presenta tre cappelle, coperte con volte a botte.
Infine, la chiesa della Santissima Trinità venne costruita nel primo quarto del XVIII secolo su un territorio di proprietà dell’Ordine dei TrinitariL’Ordine della Santissima Trinità è un Ordine mendicante i cui frati sono detti Trinitari. Venne fondato dal francese Giovanni de Matha e approvato da papa Innocenzo III nel 1198. Obiettivo originale dell’Ordine era unire il culto alla Trinità con la liberazione dalla schiavitù dei cristiani fatti prigionieri dai mori. La riforma attuata da San Giovanni Battista della Concezione nel XVI secolo diede vita alla Congregazione dei fratelli riformati e scalzi dell’Ordine della Santissima Trinità. già dal 1640. Pur subendo alcune modifiche nel primo decennio del XX secolo, la struttura conserva molti tratti in comume con le precedenti chiese. La facciata è divisa in due ordini da una cornice marcapiano riccamente decorata. L’ordine inferiore, scandito da lesene tuscaniche, presenta un portale con timpano curvilineo spezzato in cui si colloca l’insegna dei Trinitari retta ai lati da due angeli. I due santi dell’Ordine, San Giovanni de Matha e San Felice di Valois, sono raffigurati nel bassorilievo posto al di sopra dell’insegna. Anche in questo caso, l’interno è a una sola navata, divisa in tre campate. La volta a botte poggia su una cornice modanata che prosegue anche nella cappella absidale, decorata da una fascia con rosette e riquadri scolpiti ad altorilievo con motivi fitomorfi e teste di angeli. La cappella absidale a pianta quadrata, più stretta e bassa della navata, è introdotta da un arco trionfale a tutto sesto molto alto. Le cappelle laterali, tre per lato e poco profonde, hanno archi di accesso a tutto tondo.