La chiesa di San Giuseppe a Milano
Benchè siano stati per secoli una parte fondamentale della Monarchia degli Asburgo di Spagna, di importanza strategica fondamentale soprattutto nella delicata fase della Guerra dei Trent’anni, Milano e il suo antico ducato (non perfettamente corrispondente all’attuale regione Lombardia) non conservano molte tracce dell’arte e del gusto barocco. A parte alcuni mirabili esempi di ville e giardini risalenti al periodo tra il XVII e il XVIII secolo, non è facile trovare altre testimonianze del periodo barocco.
Un’eccezione è costituita dalla chiesa di San Giuseppe a Milano, primo vero edificio barocco milanese. Il Luogo Pio di San Giuseppe era stato fondato nel 1503 su iniziativa del predicatore francescano Francesco di San Colombano, destinato ad attività benefiche e assistenziali. In luogo della piccola chiesa originaria che si affacciava sull’attuale via Andegari, i lavori di costruzione del tempio tuttora esistente iniziarono nel 1607, durante l’episcopato di Federico Borromeo, e si protrassero sino al 1630, quando venne conclusa la facciata. Il progetto era dell’architetto Francesco Maria RichiniFrancesco Maria Richini (1584-1658) è stato un architetto milanese, esponente più importante di una famiglia di ingegneri e architetti attivi nel milanese dalla fine del XVI a tutto il XVIII secolo. Fu capomastro del duomo di Milano dal 1605, e a lui si devono varie chiese e palazzi nella città meneghina e nella provincia. Tra le sue opere più celebri, la chiesa di San Giuseppe (1607-1630), la facciata del Collegio Elvetico (1627) e il palazzo di Brera (1651)., che fu anche direttore dei lavori. Il Luogo Pio di San Giuseppe venne soppresso nel 1784, nell’ambito delle riforme volute dall’imperatore Giuseppe II, mentre la chiesa venne chiusa al culto fino al 1809, quando fu riaperta come sussidiaria della parrocchia di Santa Maria del Carmine. Acquistata dalla Cassa di Risparmio delle Province Lombarde nel 1878, la chiesa di San Giuseppe ha conservato il suo aspetto seicentesco, rimanendo così una delle pochissime testimonianze dell’architettura seicentesca a Milano.
Di forma ottagonale, la struttura occupa uno spazio di dimensioni ridotte, che all’interno si riduce in realtà ad un quadrato, con angoli smussati e una cupola i cui archi poggiano su colonne di granito e capitelli ionici. La chiesa comprende, oltre all’altare maggiore posto dinanzi all’ingresso (e compreso tra due cappelle), quattro altari laterali e due altari minori che fiancheggiano il presbiterio, realizzati nella seconda metà del Seicento. La facciata a due ordini è caratterizzata da una serie di edicole dove sono poste statue di costruzione ottocentesca.