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Il simbolo del cammello

In generale, sappiamo come il cammello per la cultura europea sia il simbolo della ricchezza e del paganesimo orientale. Nel Levitico (11:4) e nel Deuteronomio (14:7), esso è classificato come un animale impuro o immondo «perché rumina e non ha l’unghia spartita» e che, per tali motivi, è proibito mangiare. Nello Zohar, il libro della tradizione cabalistica ebraica, i «cammelli volanti» sono paragonati ai draghi e ai serpenti alati, guardiani del Paradiso terrestre. Sempre secondo lo Zohar, il serpente della tentazione sarebbe stato un «cammello volante». Peraltro, l’assonanza tra il cammello e il serpente rituale trova dei riscontri nel panorama festivo siciliano. A Butera, in provincia di Caltanissetta, ogni anno a metà agosto, durante la Festa di San Rocco, si esibisce ‘u sirpintazzu (il serpente): un animale mostruoso metà pesce e metà uccello, raffigurato da una tela colorata indossata da un portatore. Si dice che la carcassa gigantesca del serpente sia stata rinvenuta accanto al corpo di San Biagio, similmente a quanto riferito nella leggenda dei Giganti di Mistretta. Di analogia in analogia, scopriamo che il comportamento furfantesco e accaparratore di questo strano mostro è simile a quello del cammello di Messina e del gigantello di Mistretta. Al punto da pensare che, dietro queste diverse raffigurazioni, ci sia la volontà di rappresentare l’addomesticamento di un’entità minacciosa (un nemico più o meno reale) o l’infrazione rituale e carnevalesca delle regole sociali.