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La chiesa di Sant’Antonio Abate a Campobasso

Rispetto alle altre regioni italiane che costituivano il regno di Napoli, il Molise conserva poche tracce dell’arte barocca. Alcuni edifici, soprattutto chiese, presentano particolari elementi, spesso aggiunti a costruzioni preesistenti ma in età tarda rispetto al periodo di massimo fulgore del Barocco: è il caso, ad esempio, della chiesa dell’Annunziata a Venafro, costruita nel XIV secolo e largamente ristrutturata tra XVII e XVIII secolo, o della chiesa di Santa Maria Assunta a Montorio nei Frentani, crollata con il terremoto del 1656 e ricostruita attorno al 1731-1738. Le testimonianze dell’arte barocca nel Molise sono il risultato del contributo dei signori locali, ma anche delle diocesi della regione, soprattutto nel periodo in cui Giovanni Andrea Tria (1676-1761) fu vescovo di LarinoPiccolo centro molisano, nell’attuale provincia di Campobasso..

Campobasso Sant'Antonio AbateIl monumento più rappresentativo dell’arte barocca regionale sorge nella città capoluogo, Campobasso. La chiesa di Sant’Antonio Abate, eretta sul finire del XVI secolo sopra i resti di un’antecedente chiesa di modeste dimensioni, è anch’essa il risultato di una stratificazione di stili frutto di altrettante fasi di lavorazione e di restauro. Presenta una facciata semplice, completamente intonacata, e un portale d’ingresso con un frontone curvilineo, sormontato da un rosone. La struttura interna è altrettanto semplice, ad una sola navata, ma al suo interno sono conservate opere di pregevole fattura (foto di Stefano Romano).

Oltre ad elementi di epoca successiva, come l’altare maggiore in marmo policromo in pieno stile rococò e datato al 1748, vi sono anche buoni esempi di arte barocca. I quattro altari posti sulle pareti laterali, intitolati a San Benedetto, al Sacro Cuore, a Sant’Antonio Abate  e al Crocifisso, sono tutti intagliati in legno, con ricchi motivi ornamentali e rivestiti in oro zecchino. All’interno della cornice lignea sono inserite tele e sculture che arricchiscono i quattro altari. Frutto della maestria dell’artista di scuola napoletana Francesco Guarini da SolofraPittore italiano nativo di Solofra, nell’attuale provincia di Avellino, Francesco Guarini (1611-1651) fu un importante interprete dell’arte barocca in Italia. Formatosi a Napoli, lavorò anche a Campobasso, nella natia Solofra e a Gravina di Puglia. Legato alla potente famiglia degli Orsini, morì a soli 40 anni. sono due tele poste sul primo altare a sinistra: la più famosa, San Benedetto che esorcizza un indemoniato, dipinta nel 1643, e una raffigurazione della Pietà. Sempre del Guarini sono altre due tele, Il Battista e San Gregorio Papa, sormontate da due più piccole, Sant’Antonio e San Francesco, che fiancheggiano la nicchia con la statua della Vergine col Bambino nel secondo altare a sinistra. Un altro artista napoletano, Paolo FinoglioPaolo Domenico Finoglio, o Finoglia (1590-1645) fu un pittore napoletano. Le sue opere più celebri sono conservate nella Sala Capitolare della Certosa di San Martino a Napoli, e a Conversano, feudo della potente famiglia degli Acquaviva., è l’autore della lunetta raffigurante il Padre Eterno, che fa riferimento ad un’opera originariamente posta sul secondo altare a destra ma in seguito scomparsa, probabilmente a seguito della presenza francese a Campobasso nel 1799.

Nativo del capoluogo molisano era invece il pittore Michele ScaroinaOriginario, con tutta probabilità, di Campobasso, ben poco si sa della vita di questo pittore. Tra le sue opere, l’Incoronazione di Maria e Santi conservata nella chiesa di San Nicola a Celanza Valfortore, la Madonna con Bambino tra San Nicola, San Pietro e Sant’Antonio nella chiesa di Santa Maria Assunta a Mirabello Sannitica e alcune tele oggi conservate nella Reggia di Caserta., autore degli affreschi che si susseguono nella parte alta delle pareti e anche dei dipinti che adornavano il soffitto della chiesa, deterioratisi con il tempo e sostituiti dalla Cacciata di Lucifero dal Paradiso di Amedeo TrivisonnoPittore nativo di Campobasso, Amedeo Trivisonno (1904-1996) ha lasciato pregevoli affreschi in varie chiese d’Italia. Visse a lungo e infine morì a Firenze.. Altri dipinti, come La Tentazione di Sant’Antonio sulla parete di fondo del coro, sono di fine Cinquecento e risentono dell’influsso fiammingo.

Tra le sculture, pregevoli sono le statue lignee di Sant’Antonio Abate, datata al XVI secolo, e di San Francesco, opera dell’artista campobassano del XVIII secolo Paolo Saverio di ZinnoPaolo Saverio di Zinno (1718-1781) nacque e morì a Campobasso, ma si formò a Napoli. Ottimo scultore del legno, a capo per alcuni anni della Confraternita di Santa Maria della Croce, raggiunse l’apice della sua carriera con la ricostruzione dei Misteri del Corpus Domini. Le sue sculture lignee, tutte di carattere sacro, sono oggi conservate in varie chiese di Molise, Campania, Puglia e Abruzzo.. Datato al 1696 è invece l’organo, posto sulla parete sinistra, anch’esso realizzato in legno intagliato, rivestito in oro zecchino e riccamente decorato. L’area del presbiterio era originariamente coperta da una cupola, poi abbattuta per problemi di stabilità e sostituita da una copertura piatta, affrescata dal pittore molisano Leo PaglioneGiovanni Leo Paglione (1917-2004) era un pittore molisano, allievo di Amedeo Trivisonno.. Anche il campanile, fortemente lesionato da un terremoto, è stato ricostruito nel 1864.

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