María Turégano, L’opera di Vincenzo Carducci
Per raccontare “il mio Barocco” ho scelto un pittore italiano che ha lavorato tutta la sua vita in Spagna; una figura che ci consente di metter in relazione i due Paesi durante il primo terzo del Seicento.
Il pittore in questione è Vincenzo Carducci (immagine). Nato a Firenze nel 1576/78, parte ancora ragazzino per la Spagna con suo fratello Bartolomeo, pittore italiano di affreschi e di grandi retablos, che era stato chiamato alla Corte di Filippo II per lavorare a San Lorenzo del Escorial. Vincenzo si forma alla scuola del fratello maggiore, e nel 1609, quando Bartolomeo muore, lo sostituisce come pittore di corte, ottenendo il titolo di pintor del rey (di Filippo III e poi di Filippo IV).
Carducci rappresenta la Scuola Barocca madrilena del primo terzo del XVII secolo. Questa scuola, che risulta esser molto influenzata dalla pittura italiana, appartiene alla corrente del Naturalismo, propria di questo periodo.
Vincenzo lavora anche al servizio del duca di Lerma a Valladolid.
Tra le sue opere spiccano:
- Il retablo Predicación de San Juan Bautista, del Monasterio de San Francisco a Madrid;
- il retablo del Monasterio di Guadalupe, Cáceres;
- il retablo di Algete (distrutto nel 1936);
- il retablo di S. Ildefonso di Braojos (Madrid);
- il retablo di S. Antonio dei Portoghesi (Madrid);
- il retablo di S. Barbara per i mercedari scalzi (Madrid);
- retablo maggiore del Real Monasterio de la Encarnación, Madrid;
- La victoria de Fleurus, La expugnación de Rheinfelden e El socorro de la plaza de Constanza, nel Palacio del Buen Retiro (Madrid).
Ma l’opera più importante viene realizzata tra 1626 e 1632, su incarico del Priore Juan de Baeza, dell’ordine certosino del Monastero di El Paular (Madrid). Si tratta di una serie di 56 grandi quadri realizzati per esser collocati nel chiostro della Certosa Reale di Santa María de El Paular. Tale monastero, che fu costruito in varie fasi tra il XI-XVI secolo, si trova vicino ad un paesino chiamato Rascafria, situato nella Valle di Lozoya, nella Sierra di Guadarrama, tra Madrid e Segovia. Oggi il monastero ospita un piccolo gruppo di monaci dell’ordine benedettino.
Queste opere raccontano la vita del fondatore dell’ordine certosino, San Bruno di Colonia, e la storia dell’ordine stesso. Dopo la desamortización del 1835 i dipinti furono staccati e ripartiti tra vari musei e istituzioni spagnole, come ad esempio il Museo del Prado che ne conservava 17. Durante la Guerra Civile due dei cinquantasei quadri furono bruciati a Tortosa (Tarragona). Dopo nove anni di lavoro, grazie all’impegno dello studioso tedesco Werner Beutler e alla decisione dei responsabili del Museo del Prado, sono giunti a termine i restauri della serie completa dei quadri del Carducci. Inoltre, nel 2011 sono terminati anche i lavori di restauro e climatizzazione del chiostro del monastero. I dipinti sono stati così tutti riposti nel loro sito originario.
Sempre nello stesso monastero si trovano altre due opere barocche, databili al XVIII secolo, e sono: l’altare di Churriguera, nella Sala Capitular; e il tabernacolo di Francisco Hurtado Izquierdola, nella capilla del Sagrario. In entrambe le sale si conservano inoltre alcune statue di diversi santi, come Santa Caterina, Sant’Agata, San Giovanni, Santa Lucia, e santi certosini, come San Bruno di Colonia, o Sant’Ugo da Lincoln. La maggior parte di esse sono attribuite a Pedro Duque y Cornejo (1677-1757).