Sara di Paolantonio, Gli altari barocchi della chiesa del SS. Salvatore a Leognano
Nel borgo medievale di Leognano, nel cuore della provincia d’Abruzzo Ultra, sorge la chiesa del SS. Salvatore, che accoglie al suo interno sei imponenti altari barocchi lignei. La mancanza di un progetto architettonico organico e di una committenza prestigiosa, oltre alla serialità di molti elementi strutturali e ornamentali, certamente riducono la qualità artistica di questi altari; tuttavia non ne possono offuscare l’evidente ed esuberante maestosità tutta barocca.
L’altare centrale, davanti al quale si celebravano le messe fino a quando il sisma del 2009 ha reso inagibile la chiesa per il crollo della parte superiore del campanile, è il più grandioso. Vi si ritrovano alcuni degli elementi più caratteristici della decorazione barocca – la doppia coppia di colonne tortili avvolte da girali che sviluppano un motivo floreale, riproposto anche nei dadi trabeati e nel fregio; i capitelli in stile composito; le paraste dipinte in modo da imitare una superficie marmorea – ma anche architetture e ornamenti particolari. La tipica struttura “a trittico”, infatti, è qui dominata soprattutto dal grande tabernacolo dorato, intronato nel centro fisico e simbolico dell’altare, e dall’imponente parte superiore, composta dal fregio e dai due semitimpani flessi e terminanti in ampie volute, da cui tra l’altro si dipanano numerosi tralci floreali che incorniciano a distanza la cimasa.
Alcuni accorgimenti architettonici evitano che la struttura dell’altare, che copre la parete in tutta la sua lunghezza, appesantisca la visuale: le due sinuose volute laterali; le aperture nella zona del timpano; il baldacchino sporgente in alto, fortemente aggettante, che dà la sensazione di un altare mobile.
Anche l’esuberanza cromatica è pienamente barocca, tutta declinata in questo altare sul tema della doratura che, stagliata sullo sfondo scuro del legno, definisce le girali sulle colonne, i capitelli, le modanature e la linea dei due semitimpani. I tocchi di colore sono pochi: alcuni dettagli dei fiori, il fondale del fregio, le decorazioni delle paraste e del basamento che imitano il marmo.
Sulla stessa linea dell’altare maggiore, nell’altra navata, si trova l’altare di S. Vito, che nel complesso risulta meno maestoso innanzitutto perché il restauro è intervenuto in numerose parti danneggiate, sostituendole con semplici pannelli in legno. Inoltre la zona sopra il fregio è molto più semplice: il timpano manca completamente e la cimasa contenente l’icona di S. Vito è avvolta in volute dorate non particolarmente elaborate.
I quattro altari laterali non sono che variazioni semplificate del modello rappresentato dai due altari maggiori. Non più “a trittico”, due colonne tortili incorniciano un ampio spazio centrale dove sono collocati o una grande tela o una statua. La fascia del fregio è praticamente assente; i finti baldacchini sporgenti sono molto meno aggettanti. Le finiture cromatiche, anche in questi altari laterali, abbinano l’effetto naturalistico delle decorazioni floreali a quello marmorizzato delle altre modanature.
Questa chiesa, lontana dal circuito del turismo culturale e anche dalla ricerca storico-artistica, è il luogo del “mio Barocco”. Gli altari rappresentano una parte importante dei miei ricordi e la loro immagine si è così fissata nella mia memoria, forse, appunto perché oggi non è più possibile averli davanti agli occhi ogni domenica. Guardando vecchie fotografie di famiglia, tuttavia, li ritrovo spesso come sfondo luminoso e vivace di molte occasioni religiose.