La chiesa di San Giorgio dei Genovesi a Palermo
Dalla prima metà del Trecento, quando il prevalere del partito guelfo a Genova costrinse molti ghibellini all’esilio, non pochi esponenti della “Nazione” genovese si stabilirono nel regno di Sicilia. Spesso impegnati in pubblici uffici di grande importanza, o coinvolti con successo nei commerci e in specifici settori produttivi, come la lavorazione della lana e la produzione di panni, i genovesi furono protagonisti di primo piano dell’economia e della vita pubblica siciliana dei secoli successivi.
La chiesa di San Giorgio dei Genovesi a Palermo fu edificata tra il 1575 e il 1596 nella parte più esterna del quartiere della Loggia, a ridosso del Molo che il Senato della città aveva da poco deciso di costruire per garantire la modernizzazione del porto. Sul luogo sorgeva un’altra chiesa, dedicata al culto di San Luca, che venne abbattuta per far posto al nuovo edifico. Il tempio venne realizzato secondo il progetto dell’architetto piemontese Giorgio di FaccioGiorgio di Faccio, o di Fazio, era un architetto italiano, originario del Piemonte ma attivo a Palermo dal 1559 fino alla morte, nel 1592. La chiesa di San Giorgio dei Genovesi è senza dubbio la sua opera più celebre. e può essere considerato il simbolo del potere raggiunto dalla comunità genovese in Sicilia nella seconda metà del XVI secolo, a scapito del tradizionale dominio dei banchieri pisani sull’Isola. La chiesa presenta una facciata semplice e una struttura interna divisa in tre navate, con cappelle laterali: l’ambizione del progetto e l’ingente esborso economico che fu necessario per realizzarlo testimoniano la ricchezza dei committenti. L’assenza di un portico, a differenze delle altre chiese dell’epoca, certifica l’uso prevalentemente religioso del tempio.
L’interno (immagine) conserva lapidi sepolcrali e edicole marmoree che sono specchio della concorrenza tra le famiglie genovesi delle città per ottenere un proprio prestigioso spazio nella chiesa della “Nazione”. Tra le stele funerarie delle varie famiglie è sepolta anche la celebre pittrice Sofonisba Anguissola. Testimonianze dell’arte barocca sono infine i numerosi dipinti del XVII secolo conservati all’interno della chiesa: oltre a un anonimo San Giorgio e il drago, spiccano il Martirio di San Giorgio e il Battesimo di Cristo di Jacopo Palma il GiovaneJacopo Negretti, detto “Palma il Giovane” per distinguerlo dal prozio Jacopo Palma “il Vecchio”, fu un pittore italiano attivo tra il XVI e il XVII secolo (1544-1628). Collaboratore e allievo di Tiziano, trascorse quattro anni di formazione a Roma, ma ebbe grande fortuna soprattutto nel bergamasco negli ultimi decenni del Cinquecento., San Luca ritrae la Vergine di Filippo PaladiniFilippo Paladini (1544-1614) è stato un pittore tardo-manierista toscano. Dopo un periodo di cinque anni trascorso sull’isola di Malta, visse alla corte del principe Branciforte di Mazzarino, dove poi morì all’età di settant’anni. I suoi dipinti decorano molte chiese siciliane, a Vizzini, Palermo, Enna e Caltanissetta., il Martirio di San Vincenzo di Saragozza di Jacopo da EmpoliJacopo Chimenti, anche detto Jacopo da Empoli o l’Empoli, nacque e morì a Firenze (1551-1640). Pittore ispiratosi ai maestri del primo Cinquecento ma con qualche influenza anche di Caravaggio, deve il suo soprannome alla città d’origine del padre., la Madonna Regina di Genova di Domenico FiasellaDomenico Fiasella, detto Il Sarzana dal nome del suo paese natale (1589-1669), fu un pittore formatosi a Genova, nella bottega di Girolamo Paggi. Dopo quasi un decennio trascorso a Roma, dove studiò l’arte antica, Raffaello, Caravaggio e Annibale Carracci, tornò definitivamente a Genova. Qui produsse gran parte delle sue opere, ispirate al tardo-manierismo locale e al realismo caravaggesco. e la Madonna del Rosario e Santi di Luca Giordano.