Alla conquista della capitale: il palazzo urbano di Napoli
L’affermazione politica della famiglia Acquaviva, entrata nel XVI secolo nell’orbita della grande nobiltà del Regno e, di conseguenza, fagocitata nel sistema cortigiano che gravitava intorno ai viceré spagnoli residenti a Napoli, spostò gradualmente il centro di gravitazione politica dai feudi alla capitale. Qui la famiglia fu aggregata al patriziato napoletano nel seggio di NidoLa nobiltà napoletana era divisa in età moderna in cinque piazze o seggi: Capuana, Montagna, Nido, Portanova e Porto. I rappresentanti delle cinque piazze, assieme all’eletto della piazza popolare, formavano il Tribunale di San Lorenzo, che governava la città. nel 1505, con la conseguente necessità di risiedere sempre più frequentemente a Napoli, dove la grande aristocrazia del Regno cominciò a edificare imponenti dimore, veri e propri status-symbol, segni di prestigio, ricchezza, potere.
Il palazzo dei duchi d’Atri, è situato in Via d’Atri. Nel 1470 Giulio Antonio Acquaviva, al culmine della sua carriera politica e militare, acquistò a Napoli l’importante palazzo che il re aveva donato a Galzerano Requesenz, ammiraglio generale della flotta. L’imponente edificio, che iniziò ad essere pesantemente rimaneggiato dai nuovi proprietari per adattarlo alle esigenze della potente famiglia, è uno dei pochi casi – nello scenario napoletano – di residenza nobiliare rimasta nelle mani dello stesso casato, almeno fino alla sua estinzione nel XVIII secolo. Il primo importante intervento di ristrutturazione fu avviato ne 1509-14 da Andrea Acquaviva che, sembra, commissionò i lavori al più importante architetto del tempo, il MormandoGiovanni Francesco Mormando (1449-1530) fu un architetto e organaro italiano, attivo principalmente a Napoli., ma di questi interventi oggi resta ben poco. È interessante sottolineare, comunque, che il palazzo originario era ubicato in un’area piuttosto angusta, che non consentiva di procedere ad alcun ampliamento dell’edificio; l’escamotage seguito dagli Acquaviva fu simile a quello adottato da altre famiglie nobili: l’acquisto e la proprietà di altre case vicine al palazzo principale consentì loro, infatti, di procedere ad accorpamenti successivi, fino ad impadronirsi dell’intera via, che oggi porta il loro nome. Anche per questo, tuttavia, il palazzo manca di un organico ordine d’insieme, dovuto probabilmente all’assenza della sapiente mano di qualche illustre architetto, soprattutto tra il XVI e il XVII secolo. Più di pregio e coerenti gli interventi settecenteschi, dovuti a Giuseppe Astarita, che diedero un aspetto barocco all’edificio. Il palazzo divenne un importante centro di incontri culturali nei secoli XVI e XVII, dove spesso si riunivano famosi letterati come Giovanni PontanoGiovanni Pontano (1429-1503) è stato il massimo rappresentante dell’umanesimo napoletano del Quattrocento e dell’Accademia Pontaniana. Tra le sue opere, ricordiamo Amorum libri, Hendecasyllabi, De amore coniugali, Tumuli, Neniae e De hortis Esperidum. e Jacopo SannazaroJacopo Sannazaro (1457-1530) è stato un umanista e poeta italiano, autore di opere sia in latino che in volgare. La sua opera principale è senz’altro il romanzo pastorale in prosa e in versi l’Arcadia, fonte di ispirazione per l’omonima accademia nata nel tardo Seicento a Roma., protetti dagli Acquaviva, le cui opere furono non a caso stampate nella tipografia dei duchi ad Atri.