Tra Abruzzo e Molise: Isernia e la contea di Monteodorisio
Tra l’Abruzzo e il Molise si estendeva l’antica Contea di Monteodorisio, vasto e ricco territorio a ridosso della signoria di Vasto, che comprendeva 17 castelli e casali, e diversi centri abitati come Monteodorisio, capitale della contea, Gissi, Pennaluce, Pollutri, Casalbordino e Cupello. La contea entrò in possesso dei d’Avalos nel XVI secolo. Ricco di boschi, prospiciente sul mare Adriatico, fertile, e con numerosi borghi arroccati, la contea divenne privilegiato luogo di caccia, ma anche importante territorio agricolo e di difesa. Oltre alla bellezza del panorama e dei luoghi, collocati tra le alte vette della Maiella e il mare, meritano di essere visitati i diversi borghi fortificati che si trovano lungo il territorio, alcuni dei quali conservano intatto il loro fascino, e le torri fortificate, alcune fatte erigere dai d’Avalos lungo la costa, come quella della Tagliata e della Bufalara. Alcuni centri, come Monteodorisio, conservano ancora i vecchi castelli, insieme luoghi difensivi e di controllo del territorio e residenze dei signori.
Proseguendo verso l’interno – toccando i comuni di Casalanguida, Colledimezzo, Liscia, appartenenti alla Contea di Monteodorisio – si entra nell’attuale regione del Molise, di cui uno dei due capoluoghi è una città anch’essa fortemente legata ai d’Avalos. Negli anni Novanta del XVII secolo, la città di Isernia entrò in possesso di Diego d’Avalos, che la vendette alla famiglia Costanzo. Nel 1710, però, Cesare Michelangelo D’Avalos riscattò il feudo. Il principe Diego d’Avalos, evidentemente desideroso di risiedere per lunghi periodi nella cittadina, vi fece edificare, nel 1694, il palazzo di famiglia, detto “il Palazzotto” (foto), situato nell’attuale piazza Trento e Trieste. All’inizio dell’Ottocento venne devastato da due terremoti e fu successivamente restaurato da Don Onofrio Laurelli (da cui la denominazione “Palazzo d’Avalos-Laurelli”). Esso ingloba, inoltre, una delle torri medioevali presenti nella città, che si presume facessero parte di un antico castello longobardo ormai scomparso.