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Le residenze rurali e le casine di caccia

MarchioneTali residenze, dove l’aristocratico si fermava per periodi piuttosto brevi e dove, invece, risiedevano stabilmente fattori, amministratori, procuratori, si trovavano all’interno delle vaste proprietà terriere del signore, che qui si recava per controllarne l’andamento economico, la produzione, il lavoro nei campi; a volte, quando queste dimore si trovavano in territori boschivi, il nobile proprietario si fermava più di frequente, per praticarvi quello che diventò uno dei maggiori passatempi dell’aristocrazia europea, la caccia, praticata da sempre da sovrani e nobili di tutta Europa ma che, dalla metà del XVI secolo, visse un vero e proprio boom. Tra XVI e XVII secolo, infatti, nella vita dell’aristocratico europeo maggiore spazio e dignità venne riservata all’attività ricreativa, al tempo libero, che aveva dei precisi momenti nel corso dell’anno e dei luoghi deputati e la caccia si affermò sempre più come attività ricreativa privilegiata

Chi possedeva feudi in luoghi boschivi e ricchi di selvaggina, allestiva dimore ad hoc, le cosiddette “casine di caccia”; chi non aveva feudi in zone adatte se ne procurava di nuovi. Le casine di caccia, lungi dall’essere dei semplici ricoveri e luoghi di sosta durante la fatica delle battute di caccia, così come erano state fino al XVI secolo, divennero degli edifici di rappresentanza, abbelliti o edificati secondo gli stilemi barocchi e che rispondevano a precise funzioni: qui trovavano spazio le stalle e le dimore per i cani da caccia, qui, spesso, erano allevati cavalli che finivano per costituire, in alcuni casi, una significativa attività economica; ma la casa doveva avere anche ampie stanze per ospitare gli illustri ospiti del padrone di casa che partecipavano alle battute di caccia, saloni per le feste serali, cappelle per il culto; e anche i dipinti, gli affreschi, le sculture richiamavano l’attività venatoria, con riferimento alle classiche divinità della caccia, o ad episodi mitologici o biblici sul tema. Questi edifici trovarono la loro massima espressione, nel Regno di Napoli, durante il Settecento, grazie alla nota passione di Carlo III di Borbone e del figlio Ferdinando IVFiglio di Carlo III di Borbone (1716-1788) e di Maria Amalia di Sassonia (1724-1760), Ferdinando (1751-1825) fu re di Sicilia dal 1759 al 1816, come Ferdinando III, e re di Napoli dal 1759 al 1799, con il nome di Ferdinando IV. Dopo la breve parentesi della Repubblica napoletana, tornò sul trono partenopeo in quello stesso anno (1799) e fino al 1806. Dopo la sconfitta di Napoleone Bonaparte e le decisioni prese nel Congresso di Vienna, Ferdinando divenne il primo sovrano del regno delle Due Sicilie (Ferdinando I), dal 1816 al 1825. per la caccia: i sovrani borbonici acquisirono, allora, numerose tenute dove fecero edificare una gran quantità di casine di caccia dette “caccette”, disseminate in  tutto il territorio del Regno di Napoli e della Sicilia, edifici di notevole pregio architettonico, a volte di imponente estensione.

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