Il palazzo di Portici
I Ruffo di Bagnara furono tra i primi aristocratici che, una volta stabilitisi a Napoli, introdussero la moda delle dimore extra-urbane, edificando un imponente edificio a Portici, luogo che proprio per la bellezza del paesaggio e la salubrità dell’aria fu scelto dai nobili partenopei come residenza di campagna. Le sontuose ville di Portici rappresentano oggi una delle principali attrattive turistiche della zona.
Tra gli edifici più antichi di Portici, il palazzo dei Ruffo fu fatto costruire nel 1720 da Paolo Ruffo duca di Bagnara, su progetto di Ferdinando SanfeliceFerdinando Sanfelice (1675-1748) nacque e morì a Napoli, dove svolse un’intensa attività sia come architetto che come creatore di allestimenti effimeri per feste laiche e religiose, secondo il tipico gusto barocco. Di nascita aristocratica, lavorò anche in altri centri come Salerno e Nardò.. La facciata lungo il Corso Garibaldi conserva ben poco dell’antico splendore, anche a causa delle trasformazioni ottocentesche volute da Vincenzo Ruffo duca di Bagnara, come ricorda una lapide posta sulla parete destra dell’androne del n. 73. Sulla facciata principale sono presenti tre portali con arco a tutto sesto e inquadrati da due colonne, poggianti su piedritti, con capitelli ionici e sorreggenti una trabeazione sulla quale sono impostati i balconi principali. Come per la maggior parte delle ville vesuviane, anche in questo caso la posizione dell’edificio rispetto alla strada ripete quella del palazzo cittadino: il corpo principale sorge direttamente sul margine della via, stabilendo un contatto diretto con essa sia al piano terreno, tramite l’apertura del portale, sia al piano superiore grazie alla presenza dei balconi. Alle spalle si estendeva l’area del giardino, alla quale si accedeva attraverso una serie di spazi, disposti secondo la sequenza androne-cortile-giardino, una disposizione che consentiva alla villa di stare a contatto diretto con le ville limitrofe.
Superato il portale del n. 73, sormontato dallo stemma della famiglia Ruffo, si accede ad un androne coperto da una volta a botte a cassettoni a motivi geometrici esagonali e romboidali. Il cortile è recintato da due muri curvilinei; sul lato sinistro è disposta una rampa che conduceva alle antiche stalle, mentre al centro partiva il viale d’accesso al giardino. Quest’ultimo, originariamente, giungeva fino al mare, dove sorgeva una grande torre, demolita negli anni Sessanta, chiamata Torre della Bagnara. Dalle grotte del giardino fuoriuscivano delle acque molto rinomate e tanto gradite da re Ferdinando IVFiglio di Carlo III di Borbone (1716-1788) e di Maria Amalia di Sassonia (1724-1760), Ferdinando (1751-1825) fu re di Sicilia dal 1759 al 1816, come Ferdinando III, e re di Napoli dal 1759 al 1799, con il nome di Ferdinando IV. Dopo la breve parentesi della Repubblica napoletana, tornò sul trono partenopeo in quello stesso anno (1799) e fino al 1806. Dopo la sconfitta di Napoleone Bonaparte e le decisioni prese nel Congresso di Vienna, Ferdinando divenne il primo sovrano del regno delle Due Sicilie (Ferdinando I), dal 1816 al 1825. che egli se ne volle servire per uso personale.
La facciata interna, molto rovinata, lascia solo intuire i segni dell’antico splendore. La terrazza del piano nobile, che doveva essere posta in corrispondenza del salone delle feste, disponendosi lungo l’intera lunghezza dell’edificio, consentiva di godere di una splendida visione panoramica del giardino e del golfo. Alla destra del portone centrale vi era una volta una piccola cappella gentilizia dedicata alla “Assunta in Cielo”, eretta nel 1724 da Paolo Ruffo.