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Un piccolo gigante nelle processioni del passato di Mistretta

I ricordi delle gente, suffragati da alcune fonti storiche, attestano la presenza di un piccolo gigante nelle processioni del passato. Questo fatto non deve stupirci; viceversa, è sorprendente la sua precoce scomparsa. Infatti, la costruzione di una famiglia di giganti attorno ad un colosso originario è una consuetudine europea risalente alla prima età moderna, che oggi è molto diffusa tra Francia e Belgio e che in Spagna è testimoniata dalla presenza dei famosissimi cabezudos (i nani dalle enormi teste che affiancano i giganti). Del resto, anche la descrizione delle fattezze del gigantello, costituito da «una sproporzionata testa in cartapesta» indossata da un giovane, sembra avvalorare l’ipotesi di una sua somiglianza con le teste grosse spagnole (ancora oggi affidate ai bambini). È però il profilo deforme e maligno, la natura trasgressiva e accaparratrice del figghiu d’i Giasanti (il figlio dei Giganti) a distinguerlo dalla prole gigantesca europea. Il piccolo gigante di Mistretta, infatti, non si limitava a seguire i genitori nella sfilata, ma si lasciava andare a scherzi, capricci e ruberie, tali da causare lamentele e proteste. Uno dei restauratori di Cronos e Mitia sostiene che la funzione del figlio dei giganti possa essere associata a quella del cammello, diffuso a Messina e in diverse località calabresi, a cui pure le fonti associano gesta furfantesche: «si tratta della posa in essere di rituali di disordine controllato, ovvero di sospensione della norma attraverso una temporanea (e fittizia) ridistribuzione dei beni». In Calabria, a volte, il figlio dei giganti è collocato sul dorso dell’animale esotico.