Palermo
A partire dal Cinquecento, Palermo visse un progressivo infittimento della sua struttura urbana, dovuto a più fattori: il robusto incremento demografico (nel 1625 sfiorò i 130.000 abitanti), l’inurbamento del baronaggio e l’edilizia sacra. La città, al contempo, continuò ad essere afflitta dal degrado igienico-sanitario e dalle epidemie (tre ondate di peste tra fine Cinquecento e inizio Seicento), dalla criminalità e dal problema dell’approvvigionamento. Nel XVII secolo Palermo offriva allo sguardo del visitatore una sontuosa architettura e la possibilità di partecipare alle sue suggestive feste religiose improntate al gusto barocco (nel 1624 si affermò il culto di Santa Rosalia, a cui i fedeli associavano la liberazione della città dalla peste). Tale dinamicità era motivo di attrazione per molti forestieri, soprattutto per i tanti mercanti genovesi e lombardi accolti in quegli anni tra le mura cittadine. Tra Cinque e Seicento Palermo rinunciò ai suoi privilegi di autogoverno per ospitare la corte del Viceré spagnolo (da qui il suo motto: Palermo, vaso d’oro, divora i suoi e nutre gli estranei) e imporre sulla rivale Messina il proprio ruolo di capitale dell’Isola. Non fu, tuttavia, sempre così. Palermo, infatti, partecipò all’ondata rivoluzionaria di metà secolo: la rivolta, scoppiata nel 1647, aveva per tema il cambiamento della politica fiscale e il rispetto delle prerogative del regno di Sicilia.