I Vattienti di Nocera Terinese (Catanzaro)
Il rito dei vattienti (i fedeli che si auto-flagellano in attesa di una grazia o per riconoscenza alla misericordia divina) di Nocera Terinese ( Catanzaro) si svolge la mattina del Sabato Santo. Si tratta di una forma devozionale antica, praticata in Europa e in Italia sin dal Medioevo dalle Congregazioni dei disciplinati. La cerimonia ha inizio con la processione della Statua della Pietà, che raffigura il Cristo Morto e deposto dalla Croce sulle ginocchia della Madonna. Poco dopo la partenza della sacra sfilata, i vattienti si ritirano per prepararsi alla flagellazione. I fedeli penitenti si vestono con una maglia scura e i pantaloni corti, si coprono la testa con un panno nero (il mannile, il copricapo tradizionale indossato dalle anziane donne calabresi) tenuto da una corona di spine. Ogni vattiente è accompagnato da un giovane (a petto nudo e coperto fino alle caviglie da un panno rosso), anch’egli cinto da una spina santa. Si tratta dell’acciomu: traduzione dialettale della formula latina – Ecce Homo, in italiano Ecco l’Uomo – usata da Pilato per indicare ai Giudei il Cristo flagellato. L’acciomu, che porta una croce lignea rivestita da un panno rosso, è legato al vattiente con una cordicella (segno della comunanza non solo simbolica con il Cristo della Passione). Prima di uscire per la processione penitenziale, il vattiente prepara e disinfetta meticolosamente gli strumenti della sua flagellazione: la rosa (un piccolo disco di sughero levigato) e il cardo (un rosa coronata da tredici pezzi di vetro acuminati). Nel frattempo, in una pentola (la quadara) viene fatta bollire l’acqua con il rosmarino, con cui il vattiente laverà le gambe prima di iniziare a percuoterle con la rosa. Una volta aumentato l’afflusso di sangue nella parte inferiore del corpo, egli comincia a battersi con il cardo, provocando una copiosa fuoriuscita di sangue. A questo punto, inizia la sua peregrinazione per le vie del paese, fino a ricongiungersi con il resto dei fedeli che seguono in processione la Pietà. Dinanzi alla statua della Madonna e al corpo di Cristo, tutti i vattienti rinnovano il rito della flagellazione. Al termine di questo toccante rito, i penitenti di Nocera Terinese lavano le ferite con l’infuso di acqua e rosmarino, si rivestono e tornano in processione.