La Festa di San Gennaro a Napoli
La storia di San Gennaro ed il culto che la città di Napoli gli tributa da secoli sono noti in tutto il mondo. Ci basti ricordare che i napoletani dedicano alla figura di San Gennaro e al miracolo della liquefazione del suo sangue ben tre ricorrenze: il primo sabato di maggio (la data in cui si celebra la prima traslazione delle reliquie), il 19 settembre (il giorno in cui si ricorda il martirio di Gennaro avvenuto a Pozzuoli, nel 305 d.C., ad opera delle autorità romane) ed il 16 dicembre (la data in cui si commemora l’intervento miracoloso del Santo, che nel 1631 avrebbe salvato la città minacciata dall’eruzione del Vesuvio). La cerimonia più importante, quella che si tiene ogni anno il 19 settembre nel Duomo di Napoli, è stata istituita da papa Sisto V nel 1586.
In questa sede, più che ricostruire nel dettaglio la storia di una tra le feste patronali più sentite in Italia, ci soffermaremo sulle differenze tra le celebrazioni del passato e quelle dei nostri tempi. In particolare, attireremo l’attenzione sulla diversità tra il rituale odierno ed il culto di San Gennaro in età moderna. La traslazione delle reliquie di Gennaro a Napoli alle soglie dell’evo moderno (1497) segna l’inizio di un periodo di rafforzamento del culto, che culminerà durante l’età barocca. È questa, infatti, l’epoca in cui si intensifica la produzione artistico-letteraria sulla figura del vescovo martire (agiografie, raffigurazioni pittoriche e rappresentazioni teatrali) e le celebrazioni in suo onore acquisiscono un carattere spettacolare e scenografico. È nella seconda metà del XVII secolo, inoltre, che, grazie all’intervento dell’arcivescovo Ascanio Filomarino, Gennaro viene riconosciuto come Patrono del Regno di Napoli (1663): un ruolo che allora gli veniva conteso da San Domenico, il cui patrocinio era stato proclamato nel 1640 da Urbano VIII (su sollecitazione del viceré duca di Medina de Las Torres). Qualche decennio più tardi (1676), la Chiesa di Roma iscriverà la commemorazione del martire napoletano nel calendario liturgico universale. Sono questi gli anni della rivolta di Masaniello (1648) e della peste (1656-1657), gli anni in cui la Chiesa confroriformistica fa leva sui rituali religiosi per riaffermare il suo controllo sulla società.