L’origine dei Candelieri di Sassari
La Festa dei Candelieri di Sassari affonda le radici nel Medioevo, quando la città sarda era sotto l’influenza della Repubblica di Pisa (XII-XIII secolo). Sono stati i pisani, infatti, ad introdurre nell’isola il rito della donazione della cera (oblazione dei candeli). Celebrata nella madrepatria durante la Festa dell’Assunta dalle Associazioni di Arti e Mestieri, tale cerimonia prevedeva l’installazione di una quantità prestabilita di cera (finemente lavorata) su macchine lignee di varia fattura artistica, decorate con stendardi e bandiere e dipinte con scene tratte dalla storia cittadina o dalla Bibbia. A Pisa, in origine, la macchina che ospitava l’offerta della cera alla Vergine (il candelo) consisteva in una struttura rettangolare o quadrata a forma di tabernacolo. Col passare del tempo, però, tale figura venne soppiantata dalle più agili colonne, sui cui capitelli veniva collocata la cera: i Candelieri. I pisani residenti a Sassari, in conformità con quanto stabilito dallo Statuto della Repubblica, erano obbligati a celebrare anche fuori dalla mura cittadine l’oblazione dei candeli. Ad un certo momento, però, il rito della cera in terra di Sardegna si perse, con l’abbandono dell’isola da parte dei pisani, a seguito di una storica sconfitta militare inflittagli dai rivali genovesi (1284). Si dovette attendere il 1528 affinché la tradizione venisse ripristinata stabilmente. In questo periodo nacque la Festa dei Candelieri così come la conosciamo oggi, istituita e rinnovata nei secoli successivi come voto alla Madonna per la cessazione delle pestilenze.