La Festa di Santa Rosalia a Palermo
La festa di Santa Rosalia a Palermo, detta ‘u fistinu (il festino), è una cerimonia religiosa che ricorda la salvezza della città dalla peste del 1624 e il legame che da allora lega la Santa, al cui intervento è attribuita la fine del morbo, e la città, che la elesse sua Patrona. Prima di quel tempo, infatti, Palermo aveva altre sante patrone: nella famosa piazza Vigliena (dal nome del viceré dell’epoca, marchese di Villena), detta anche dei Quattro canti (foto 1) ed edificata tra il 1609 e il 1620, sulle quattro facciate dei palazzi prospicienti la piazza si possono ammirare le statue delle sante patrone della città a quel tempo e cioè S. Cristina, S. Oliva, S. Agata e S. Ninfa.
La leggenda vuole che, mentre in città infuriava la peste, un cacciatore, tale Vincenzo Bonello, mentre si trovava sul monte Pellegrino (la montagna prospicente la città di Palermo), ebbe la visione di una vergine romita del XII secolo in odore di santità, Rosalia, che gli avrebbe mostrato il luogo del suo eremitaggio, una grotta nei paraggi. Bonello avrebbe confermato che le ossa trovate qualche tempo prima nella grotta erano i resti mortali di Rosalia. Dando credito alle rivelazioni del Bonello, una solenne processione, guidata dal Cardinale, il 6 giugno 1625, riportava le ossa di Santa Rosalia in Cattedrale a Palermo. In coincidenza con il culto della vergine romita, organizzato dai Gesuiti, la peste cessa di infierire sulla popolazione.
Da questi fatti deriva la nomina di Rosalia a patrona della città e la sua elevazione agli altari, promossa dai Gesuiti, il 26 gennaio 1630. Attorno alla nuova Santa si elabora in quell’occasione una tradizione che la vuole povera per vocazione ma in realtà nobile, appartenente alla famiglia Sinibaldi signori di Quisquina, discendenti da Carlo Magno ed imparentati con re Ruggero il normanno. La nobiltà cittadina può ora identificarsi con la vergine romita morta in povertà.
Le reliquie della Santa, riposte in uno scrigno di argento e vetro, iniziano ad essere portate ritualmente in processione, dando origine alla festa. Come in altri centri siciliani (Trapani, Catania), la festa di S. Rosalia tende ad inglobare la più risaliente cerimonia dei Cilii, i grandi ceri che venivano offerti dalle corporazioni di mestiere o maestranze alla Madonna. Le maestranze vengono così coinvolte nella festa: e nel 1635 i barbieri e i calzolai fondano la confraternita di «S. Rosalia dei sacchi», incaricata di trasportare processionalmente l’effige della Santa, conservata nella chiesa di Casa Professa.
Col tempo si stabilisce un corpo di celebrazioni, ‘u fistinu, articolato in vari giorni. L’aspetto più decisamente devoto della festa ha luogo il 15 luglio, con la processione dell’urna contenente le reliquie di Santa Rosalia. Il 14 luglio, però, preparato da varie attività svolte nei giorni precedenti, ha luogo la sfilata trionfale di Santa Rosalia. In quell’occasione, la statua della Santa viene condotta da palazzo dei Normanni (antica sede dei re e viceré di Sicilia e dopo di essi delle autorità governative) fino al mare. Questa parte della festa ha subito innumerevoli rimaneggiamenti nel corso del tempo. Nel 1686 ai piccoli carri allegorici che formano la processione viene affiancato un carro trainato da muli o buoi, una macchina barocca di dimensioni imponenti che, a partire dal 1701, prende la forma di un vascello (foto 2). Questo motivo, sia pure più volte modificato, rimane centrale nel festinu; così come pure il ricorrente colore del bianco (la purezza) e il tema delle rose, i cui petali sono reiteratamente gettati ai piedi dell’immagine della Santa. Accompagnano la festa musiche e canti di devozione in rima, grida ricorrenti e uno spettacolare gioco pirotecnico.
Il dato saliente del fistinu è così la tendenziale separazione tra un aspetto di festa giocosa, che ha mantenuto una chiara impronta allegorica e di apparato effimero barocco, e la parte più chiaramente religiosa delle celebrazioni. Nel trionfo del 14 luglio le autorità cittadine hanno sempre giocato, sino ai nostri gironi, un ruolo fondamentale, scegliendo i più importanti decoratori ed architetti per idearla. Nel 1896 il carro fu ideato da Giuseppe Pitrè, il grande studioso di tradizioni popolari siciliane. In quell’occasione egli progettò una macchina di dimensioni tanto colossali da non potere attraversare il centro della città. Anche in tempi più recenti le autorità municipali si sono rivolte ad architetti e famosi uomini di spettacolo e di cultura per ideare la sfilata trionfale. Vera festa barocca, ‘u fistinu si rinnova ogni anno e non è mai uguale a se stesso.