La comunità valdese in Calabria
Fuggite dalle persecuzioni nelle zone alpine, le comunità valdesi si erano perfettamente integrate, sin dai tempi degli Svevi, in piccoli centri della Calabria quali Guardia, Montalto, Vaccarizzo e San Sosti. A metà del Cinquecento, tuttavia, esse abbracciarono la dottrina luterana, dedicandosi al proselitismo e favorendo la discesa nel sud Italia dei loro predicatori itineranti, i cosiddetti “barba”, tra i quali spiccava Luigi Pascale. La risposta della Chiesa cattolica, e in particolare della curia cosentina, fu immediata e violenta, ma nonostante la moltiplicazione di arresti, processi, inviti all’abiura e minacce da parte dei marchesi di Fuscaldo e di Montalto, i valdesi non solo non rinnegarono la loro fede, ma si rifugiarono nei boschi e imbracciarono le armi. Dimostratisi vani i tentativi di conversione da parte di due Gesuiti appositamente inviati da Roma, lo sterminio dei valdesi venne consumato su ispirazione del cardinal Ghislieri, poi papa Pio V, e su ordine del vicerè di Napoli Pedro Afán de Ribera, duca di Alcalá. Mentre i valdesi di Calabria venivano sgozzati e appesi a pezzi lungo la strada per Cosenza, Luigi Pascale fu torturato e giustiziato a Roma.