I briganti nella Calabria barocca
Durante tutta l’età moderna, la Calabria fu teatro di scorrerie e saccheggi da parte di potenti e numerosi gruppi di banditi. A capo di tali gruppi vi erano uomini presto divenuti famosi, come Marco Berardi, detto “re Marcone”, che si impossessò di Crotone dopo aver sconfitto la guarnigione spagnola e per sconfiggere il quale fu necessario l’allestimento di un vero esercito, guidato dal marchese di Cerchiara Fabrizio Pignatelli. Altri banditi celebri del periodo furono Marcello Scopelliti, Nino Martino detto “il Cacciadiavolo”, i fratelli Pipino di Seminara, Ercole Ravese di Varapodio, Giovanni Canino. Favoriti dalla debolezza del potere centrale, dall’omertà, dalla protezione spesso garantita da conventi o da famiglie e dai periodici indulti ed amnistie, il brigantaggio costituì uno dei mali endemici della Calabria. I briganti tuttavia contribuirono anche a forgiare l’immagine idealtipica del calabrese in età moderna, fiero e coraggioso oppositore del dispotismo e dello strapotere del baronaggio.