Castel di Sangro
Castel di Sangro, l’antica Aufidena dei Sanniti, vanta anch’essa un passato di benessere economico e di importanza politica. La ricchezza della città si basava principalmente sulla florida produzione di lana e ferro, su un’attività pastorizia tra le più fiorenti dell’intero regno di Napoli e sulla rilevanza delle numerose fiere mercantili. Testimonianza del ruolo riconosciuto a Castel di Sangro fu il conferimento del titolo di Città concesso, il 20 ottobre 1744, dal re Carlo III di Borbone. All’interno del tessuto urbano risalta, come significativo esempio di gusto barocco, la Basilica di Santa Maria Assunta (foto). Intarsi marmorei di grande eleganza, pregevoli sculture lignee e imponenti tele caratterizzano l’interno della chiesa. I dipinti, in particolare, testimoniano la presenza in Abruzzo, nel corso del Settecento, di numerosi artisti di scuola napoletana. Domenico Antonio Vaccaro è l’autore della Natività e del Gesù tra i dottori, ma accanto a lui figurano anche le tele di Paolo De Matteis (l’Ultima Cena e la Madonna col Bambino e Santi), Santolo CirilloSantolo Cirillo (1689-1755) è uno fra i più originali fra i pittori cosiddetti minori attivi a Napoli e nel resto dell’Italia meridionale durante il XVIII secolo. Il suo talento è ben visibile nella Basilica di San Tammaro di Grumo Nevano, il suo paese natale, ma suoi affreschi sono anche conservati nel duomo di Napoli e nella cattedrale di Capua. Figura ancora da studiare in profondità, sono state individuate sue opere anche al di fuori della Campania, ad esempio a Fermo e a Castel di Sangro. (il Serpente di Bronzo e il Miracolo della manna) e Francesco de MuraLargamente influenzato dall’arte e dalla tecnica di Francesco Solimena e di Luca Giordano, Francesco de Mura (1696-1782) è comunque uno dei massimi esponenti del barocco napoletano settecentesco. Tra le sue opere, gli affreschi dei palazzi reali di Torino (dove soggiornò dal 1741 al 1743) e di Napoli, l’Epifania nella Nunziatella a Napoli, la decorazione della Chiesa di Santa Chiara a Napoli e la Moltiplicazione dei pani nella cattedrale di Foggia. (Gesù dinanzi a Pilato e la Salita al calvario). Alla scuola napoletana sono riconducibili anche le numerose sculture lignee conservate nella basilica, attribuite a Giacomo Colombo e Paolo Saverio di Zinno. Colombo, attivo a cavallo tra XVII e XVIII secolo, fu allievo di Francesco Solimena, anche se nella sua opera sono evidenti le influenze di Vaccaro e Fanzago. I prodotti della sua maestria sono oggi visibili in tutte le province dell’antico regno di Napoli. Paolo Saverio di Zinno, nativo di Campobasso, fu allievo di Colombo e operò, soprattutto in Abruzzo e Molise, per tutto il corso del Settecento.