Siracusa
Il disastroso terremoto che nel 1693 distrusse Siracusa segnò una svolta anche nella storia del Duomo cittadino. Lo spoglio e severo interno venne decorato, probabilmente dall’architetto Pompeo PicheraliArchitetto, pittore e incisore siracusano, Pompeo Picherali (1670-1743) ha lasciato la sua impronta in molti monumenti della sua città natale, come le chiese dello Spirito Santo, di Santa Lucia e della Madonna del Carmelo., con numerosi stucchi, su un denso strato di intonaco. Se questi stucchi, tuttavia, sono stati in seguito rimossi per restituire al Duomo il suo precedente aspetto, altre modifiche introdotte nel corso dei secoli sono tuttora visibili. È il caso del grande altare barocco costruito da Giovanni VermexioGiovanni Vermexio è stato il più importante esponente di una famiglia di architetti di origine spagnola attivi a Siracusa. Morì nel 1648. nel 1659 su mandato del vescovo Capobianco, recuperando per la mensa un monolito della trabeazione dell’antico tempio dorico. Tra le colonne della fastosa edicola è inserita una tela raffigurante la Natività di Maria, mentre un elaborato fastigio dai contorni frastagliati e con una cornice circolare al centro è posto sopra la trabeazione. Al di là di questa e di altre aggiunte, l’interno del Duomo di Siracusa si presenta tuttora con una semplice struttura a tre navate, segnata da robusti pilastri. Sui lati è possibile notare le colonne doriche dell’antico tempio di Atena, inglobate nella parete. L’ambiente è debolmente illuminato da finestre centinate nella parte superiore dei muri.
Ad introdurre le tre navate vi è un atrio, nel quale si aprono tre portali. Il portale centrale è inserito fra colonne tortili, con viticci attorno al fusto, di ispirazione pugliese. Nelle nicchie sulle pareti laterali sono inserite le sculture dei domenicani San Lodovico Bertrando e San Vincenzo Ferreri.
Una volta usciti dall’atrio, l’esterno dell’edificio presenta una struttura realizzata in seguito al terremoto del 1693. La facciata barocca venne innalzata tra il 1728 e il 1754 su disegno dell’architetto palermitano Andrea PalmaAndrea Palma (1644-1730) fu un architetto e pittore nativo di Trapani. Fu attivo soprattutto a Palermo, dove morì, ma lavorò anche a Siracusa ed in particolare alla facciata del duomo., vincitore del concorso indetto per sostituire la precedente facciata normanna. Forti effetti chiaroscurali caratterizzano il complesso, grazie all’alternanza di aggetti e rientranze e all’uso dei fregi decorativi in rilievo. Contribuiscono a dare spessore alla facciata i due ordini sovrapposti di lisce colonne corinzie, che dividono verticalmente il prospetto. Le colonne sono staccate dalla parete, disposte a coppie e su piani sfalsati. Lo stemma del vescovo Tommaso Marini, che fece costruire il primo ordine, è inserito in un’aquila reale (simbolo della potenza militare spagnola), sopra il portale d’ingresso. Il timpano curvilineo con cornice aggettante, posto al di sopra della trabeazione, si interrompe nella parte centrale per lasciare spazio ad una lapide commemorativa dell’opera del vescovo Testa, successore di Marini. Due ampie volute collegano l’ordine inferiore al superiore, costruito a metà Settecento su un’area più stretta. In esso dominano le statue calcaree della Madonna, nella nicchia centrale, e di Santa Lucia e San Marziano alle estremità laterali, tutte realizzate dallo scultore Ignazio MarabittiIgnazio Marabitti (1719-1797) è stato uno scultore palermitano. Guidò una fiorente bottega e lavorò in molti centri della Sicilia, in particolare nel duomo di Siracusa e nel duomo di Monreale.. Il timpano triangolare con cornici rientranti è sormontato dalla croce, accentuando in questo modo la verticalità dell’edificio. Di Ignazio Marabitti sono anche le statue di San Pietro e San Paolo poste ai lati della gradinata d’accesso.