Palacio Riquelme e la Certosa di Jerez de la Frontera
L’importanza economica che acquisì Jerez de la FronteraJerez de la Frontera, situata nell’attuale provincia di Cadice, ha una storia fortemente legata all’occupazione araba. La prima parte del nome, Jerez, deriva infatti dalla lingua araba, mentre la seconda parte, de la Frontera, venne aggiunta dai cristiani dopo la riconquista perchè costituiva la frontiera con il regno musulmano di Granada. Tra XVI e XVII secolo visse un periodo d’oro, testimoniato dalla grande crescita urbanistica e dalla presenza di numerosi mercanti stranieri. attrasse un gran numero di mercanti, artisti, religiosi. L’influenza artistica genovese è ben evidente in due edifici: il Palacio Riquelme e la Certosa.
La costruzione del Palacio Riquelme iniziò nel XVI secolo. Attualmente l’interno versa in un pessimo stato di conservazione, ma l’esterno continua ad essere uno dei migliori esempi dell’influenza genovese sulla nobiltà jerezana. Diversi membri del clan dei RiquelmeFamiglia di origine aragonese, di cui un ramo si trasferì a Jerez tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. Pur non essendo nobili, raggiunsero un grande potere economico, grazie al quale acquistarono un gruppo di case per costruire al loro posto un palazzo. Vicino ad esso, la chiesa di San Mateo venne utilizzata dai Riquelme come cappella sepolcrale di famiglia. si interessarono ad innalzare e riformare questo edificio. Il palazzo è situato nella piazza dell’antico mercato, oggi scomparso, dove nel XVI e XVII secolo si realizzavano le transazioni economiche più importanti della città. In questo modo dunque i Riquelme presidiavano lo spazio centrale dell’attività economica cittadina, attorno al quale orbitava la colonia di commercianti e banchieri genovesi. La facciata del palazzo (foto 1), la cui costruzione risale al 1542, è divisa in due parti e presenta un programma iconografico che ha lo scopo di celebrare la famiglia Riquelme ed è prova del potere economico da essa raggiunta nel XVI secolo. Nel corpo inferiore spicca la porta, con ai lati colonne di ordine composto. A coronamento della facciata vi è una trabeazione che domina il corpo superiore e sulla quale si trovano un finestrone, fiancheggiato da piccole colonne a schiera, e un architrave appoggiato su due mensole poste sopra due leoni mitologici incatenati. La decorazione si ricollega alla mitologia classica, come dimostrano le due figure di Ercole poste ai lati. Medaglioni e scudi con le insegne dei Riquelme circondano lo porta. L’influenza dell’arte genovese emerge in alcuni elementi come i capitelli delle colonne esterne, che seguono un modello italiano importato a Jerez dalla comunità di mercanti genovesi.
Altri esempi di colonne in marmo italiano con i caratteristici capitelli sono visibili nel chiostro della certosa (cartuja) di Santa María de la Defensión (foto 2), situata alla periferia della città. Don Álvaro Obertos de ValetoNobile nativo di Jerez (1427-1482) fu sepolto nella certosa che egli stesso aveva fondato in città. Donò tutti i suoi beni ai monaci per finanziare la costruzione del monastero. era un nobile di origine genovese che fondò la certosa cedendola poi ai monaci nel 1476. I lavori di costruzione del monastero furono terminati nel 1620. La spettacolare facciata fu disegnata dall’architetto Andrés de RiberaFu l’artista che realizzò gran parte degli edifici e degli elementi decorativi di maggior pregio di Jerez de la Frontera. Nella seconda metà del XVI secolo fu nominato Maestro Mayor de las obras della città, introducendovi il suo stile rinascimentale. (1571), con la forma di un arco di trionfo. L’interno della chiesa è riccamente decorato da pitture murali e opere in gesso e in esso è evidente l’influsso dell’arte barocca: il sacrario, le inferriate, le pale d’altare e le volte risalgono infatti alla metà del XVII secolo. Nella capilla mayor vi erano pitture di importanti artisti come Zurbarán, oggi esposte nel museo di Cadice.