La Basilica del Carmine Maggiore
La Basilica del Carmine Maggiore è un altro luogo fondamentale nella Napoli di Ascanio Filomarino. Assieme all’antistante piazza Carmine, che in età moderna era tutt’uno con la piazza del Mercato, la Basilica è stata teatro di alcuni degli eventi più significativi della storia di Napoli ed è oggi uno dei maggiori esempi di arte barocca della città. Secondo la tradizione, l’Icona della Vergine Bruna, venerata sul Monte Carmelo (luogo d’origine dell’Ordine carmelitano) fu portata a Napoli da alcuni monaci in fuga dai Saraceni e dalla Palestina. Anche se le indagini storiche hanno smentito questo racconto (l’Icona risale al XIII secolo, così come l’arrivo dei Carmelitani a Napoli), il culto di questa immagine e i numerosi miracoli che le sono stati attribuiti nella storia sono entrati a far parte dell’identità collettiva napoletana. La storia della Basilica è fortemente intrecciata con la rivolta del 1647-48. Fu infatti durante i preparativi per i festeggiamenti della Madonna del Carmine, il 7 luglio, che iniziò la protesta popolare, e fu proprio il 16 luglio, giorno della festa, in cui Masaniello, forse in preda alla follia, si rifugiò nella chiesa del Carmine, interruppe la messa, si spogliò nudo e celebrò il suo ultimo discorso al popolo napoletano. Convinto dai frati a spostarsi nell’adiacente convento, lì fu ucciso, quel 16 luglio, da quattro colpi di archibugio e la sua testa portata in giro per la città. Il giorno seguente, dinanzi al ritorno delle gabelle e alla diminuzione del peso del pane, i rivoltosi recuperarono il corpo di Masaniello, vi riattaccarono la testa e lo portarono in processione, seppellendolo proprio all’interno della Chiesa del Carmine, dove sarebbe rimasto fino al 1799Nel 1799, dopo essere tornato sul trono in seguito al fallimento della Repubblica Napoletana di ispirazione giacobina, Ferdinando IV di Borbone decise di far rimuovere il corpo di Masaniello dalla Basilica del Carmine Maggiore, per privare i rivoltosi di un simbolo e di un elemento identitario.. Il volto della Basilica, che rimase per tutta la rivolta una sorta di “quartier generale” dei rivoltosi, fu duramente segnato dai fatti di quegli anni: la facciata fu colpita durante il bombardamento della città nell’ottobre 1647 e poi ricostruita, fino all’attuale conformazione che risale alla seconda metà del XVIII secolo. Il campanile, il più alto della città, fu innalzato in varie fasi durante il Seicento, mentre risalgono al secolo successivo i lavori che cancellarono l’originale aspetto gotico della Basilica e le donarono quello attuale, rispondente ai canoni del Barocco. L’interno, a navata unica con splendide cappelle laterali e ricco di marmi policromi, presenta un soffitto moderno in sostituzione dell’originale seicentesco: l’onda d’urto creato dall’esplosione di una nave nel porto di Napoli ne causò il crollo durante la II guerra mondiale. Il ruolo della Basilica del Carmine Maggiore come luogo fortemente simbolico della storia di Napoli è confermato anche dalla quantità di personaggi che in essa sono stati o sono tuttora sepolti: oltre a Masaniello, ricordiamo anche Corradino di SveviaCorradino di Svevia (1252-1268) fu l’ultimo discendente della casa di Svevia. Era il figlio di Corrado IV e, di conseguenza, nipote dell’imperatore Federico II. Perso il padre all’età di due anni, scese in Italia su invito dei ghibellini italiani dopo la sconfitta dello zio Manfredi di Sicilia a Benevento (1266). Corradino venne tuttavia sconfitto a Tagliacozzo (1268) da Carlo d’Angiò, che ne ordinò la decapitazione. e molti dei martiri della Repubblica Napoletana del 1799.