Il Palazzo arcivescovile e il Duomo
Oltre che nel palazzo di famiglia, l’impronta di Ascanio Filomarino è tuttora visibile in alcuni luoghi simbolo della città di Napoli.
Il Palazzo Arcivescovile, situato tra il Duomo e largo Donnaregina, fu eretto sulle rovine di una basilica paleocristiana, a cavallo tra XIV e XV secolo. A volerlo fu l’allora arcivescovo e cardinale Enrico Capece MinutoloEnrico Capece Minutolo (?-1412) fu arcivescovo di Napoli dal 1389 al 1400. Eletto cardinale nel 1389, morì a Bologna 23 anni dopo e fu in seguito sepolto nella cappella di famiglia nel Duomo di Napoli., il cui stemma familiare domina ancora il portale principale. La struttura e l’aspetto del Palazzo vennero però cambiati in maniera significativa nel corso del XVII secolo, prima con le ristrutturazioni ordinate dal cardinale Decio CarafaEsponente di una delle prime famiglie della nobiltà meridionale, Decio Carafa (1556-1626) intraprese una lunga carriera ecclesiastica prima di essere creato cardinale da Paolo V nel 1611. Due anni dopo fu eletto arcivescovo di Napoli. È sepolto nella cattedrale della città partenopea., poi con le trasformazioni più radicali volute dal Filomarino, tra 1643 e 1650. All’esterno, l’arcivescovo decise di abbattere alcuni edifici circostanti ed affidò all’architetto bolognese Bonaventura PrestiBonaventura Presti (?-1685) era un frate nativo di Bologna. Divenne celebre per la sua attività di falegname, architetto e ingegnere nella Napoli barocca. i lavori di espansione e restauro. Il Palazzo venne così ingrandito e tre nuovi portali in piperno furono aperti sulla facciata: su quello centrale (foto) venne inoltre posta una statua in marmo di San Gennaro, poi restaurata nel secolo successivo. L’interno del Palazzo venne abbellito con una serie di affreschi, in particolare quelli realizzati da uno degli artisti preferiti dal Filomarino: Giovanni LanfrancoNato nei pressi di Parma, Giovanni Lanfranco (1582-1647) lavorò a stretto contatto con i Carracci e con Guido Reni tra Roma e Parma, sviluppando un proprio personale punto d’incontro tra temi classicisti e idee barocche. Fondamentale fu il suo soggiorno a Napoli (1634-1646), dove lavorò in luoghi fondamentali come la Certosa di San Martino, la Chiesa del Gesù e la Cappella di San Gennaro nel Duomo, rappresentando un modello nel passaggio dal caravaggismo alla grande stagione barocca napoletana..
Il Duomo di Santa Maria Assunta (foto), situato accanto al Palazzo Arcivescovile, è un altro edificio dal forte valore simbolico su cui Ascanio Filomarino ha lasciato la sua impronta. Di origine medievale (secoli XIII-XIV), il Duomo fu consacrato proprio dall’arcivescovo nel 1644. La Reale cappella del tesoro di San Gennaro fu invece innalzata come voto al Santo per la protezione accordata ai napoletani durante la pestilenza del 1526. Tra i più mirabili esempi di architettura barocca napoletana, venne terminata nel 1646 su progetto del frate Francesco GrimaldiFrancesco Grimaldi (1543-1630) fu un architetto nativo della Lucania. Frate teatino, realizzò opere significative a Napoli, tra cui la chiesa dei Santi Apostoli, e lavorò anche alla Cappella del Tesoro in Duomo. e prese il posto delle tre precedenti cappelle delle famiglie Capece, Cavaselice e Filomarino. Al suo interno si possono ammirare le sculture di Giuliano FinelliCarrarese di nascita, Giuliano Finelli (?-1653) fu uno scultore attivo soprattutto tra Roma e Napoli. Collaborò con Gian Lorenzo Bernini. Tra il 1636 e il 1646 realizzò le statue bronzee dei Santi protettori nella Cappella del Tesoro di San Gennaro. e le tele di Giovanni Lanfranco, DomenichinoAltro esponente della grande scuola pittorica bolognese della seconda metà del Cinquecento, Domenico Zampieri, detto il Domenichino (1581-1641) ebbe lo stesso percorso di formazione di Guido Reni e Francesco Albani: allievo del manierista Calvaert, si formò a contatto con i Carracci e in particolare, durante il formativo soggiorno romano, con Annibale. Rimasto sempre attaccato all’influenza carraccesca e a un ideale classicista, passò progressivamente in secondo piano dinanzi al trionfo barocco di artisti come Giovanni Lanfranco. Morì a Napoli, dove visse i suoi ultimi anni. e Jusepe de Ribera, mentre fu Cosimo Fanzago a progettare e realizzare l’ingresso in ottone, il pavimento in marmo e il busto di San Gennaro. Accanto alla Cappella del tesoro è situato inoltre il Museo del Tesoro di San Gennaro, che custodisce dipinti, statue, busti, gioielli e tessuti pregiati donati attraverso i secoli da pontefici, sovrani, uomini noti e gente sconosciuta.
Filomarino volle lasciare testimonianza del ruolo svolto dalla sua famiglia nella storia della città attraverso alcuni busti raffiguranti suoi antenati: Giovanni BattistaGiovanni Battista Filomarino della Rocca (?-1578) era un conte napoletano, padre di Tommaso e Marcantonio Filomarino. Un suo busto, scolpito da Giuliano Finelli, è nel Duomo di Napoli. e Tommaso Filomarino della RoccaTommaso Filomarino della Rocca (?-1630) era il primogenito di Giovanni Battista. Fu insignito del titolo di principe della Rocca dal re di Spagna nel 1610. Un suo busto, scolpito da Giuliano Finelli, è nel Duomo di Napoli., scolpiti da Giuliano Finelli, e Marcantonio Filomarino della RoccaSecondogenito di Giovan Battista, Marcantonio Filomarino della Rocca (?-1634) succedette al fratello maggiore Tommaso come principe della Rocca. Fu uno dei più grandi collezionisti della Napoli del suo tempo. Giulio Mencaglia ne scolpì i tratti in un monumento nel Duomo di Napoli., rappresentato da Giulio MencagliaGiulio Mencaglia (1615/20-1649) fu un artista nato a Carrara ma attivo soprattutto a Napoli nel periodo barocco..
Tra XVII e XVIII secolo si registrarono nel Duomo vari interventi barocchi, ben visibili nelle cappelle, nelle decorazioni in stucco e in marmo e in numerose tele posizionate in diversi angoli della struttura. Aggiunte e modifiche si susseguirono anche nei secoli successivi, fino alla facciata in stile neogotico innalzata nell’Ottocento. Danneggiato dai bombardamenti durante la II guerra mondiale, il Duomo di Napoli è stato ulteriormente restaurato nel corso del XX secolo. Al suo interno sono inoltre visibili gli scavi che hanno riportato alla luce resti archeologici romani, greci e altomedievali. Tre volte l’anno, va in scena al suo interno il rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro.