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Il Palazzo Reale

Palazzo Reale Napoli

Teatro di alcuni fra gli eventi più drammatici dell’intera rivolta, il Palazzo Reale (foto), che oggi domina piazza Plebiscito, era sede in età moderna della corte dei viceré spagnoli e austriaci. I lavori di costruzione iniziarono sul finire del XVI secolo, in occasione di una visita che il re di Spagna Filippo III avrebbe dovuto effettuare nel regno di Napoli. Sullo stesso luogo sorgeva la vecchia residenza dei viceré spagnoli. Il viceré conte di LemosFernando Ruiz de Castro, VI conte di Lemos (1548-1601) fu un aristocratico spagnolo. Grazie al legame di parentela con il favorito di Filippo III, il duca di Lerma (ne aveva sposato una delle sorelle), ottenne nel 1599 la nomina a vicerè di Napoli. Alla sua morte, nel 1601, il secondogenito Francisco svolse le funzioni di reggente. Il figlio maggiore, il VII conte di Lemos, sarebbe stato anch’egli vicerè di Napoli (1610-1616). affidò il progetto all’architetto Domenico FontanaArchitetto svizzero di origine ticinese, Domenico Fontana (1543-1607) fu un importante protagonista della vita artistica tardo-rinascimentale tra Roma e Napoli. Sotto il pontificato di Sisto V (1585-1590), progettò e attuò il rinnovamento urbanistico di Roma., ma i lavori si protrassero per oltre cinquant’anni. Dopo la riconquista borbonica (1734), il Palazzo visse il suo periodo di maggior fulgore a partire dal regno di Carlo III, quando venne arricchito di decorazioni e affreschi eseguiti dai migliori artisti dell’epoca. Più volte restaurato e ampliato nel corso dei secoli (risale al 1888 la collocazione delle statue raffiguranti i re di Napoli, da Ruggero il Normanno a Vittorio Emanuele II), il Palazzo venne gravemente danneggiato dai bombardamenti della II guerra mondiale e dalla seguente occupazione delle truppe americane. Come testimonianze del periodo barocco rimangono il primo cortile, rimasto fedele al disegno originario del Fontana, e lo scalone d’onore costruito da Francesco Antonio PicchiattiFiglio e allievo dell’architetto ferrarese Bartolomeo Picchiatti, Francesco Antonio Picchiatti (1617-1694) fu uno dei più importanti architetti della Napoli seicentesca. Fu anche un abile antiquario e archeologo, soprattutto al servizio del viceré marchese del Carpio (1683-1687). Tra le sue opere, situate principalmente a Napoli, ricordiamo l’obelisco in Piazza San Domenico Maggiore, lo scalone d’onore nel Palazzo Reale, il Pio Monte della Misericordia e le chiese di San Giovanni Battista delle Monache e di Santa Maria dei Miracoli. nel 1653; la Cappella Palatina, progettata da Cosimo Fanzago e in seguito arricchita dallo splendido altare maggiore costruito da Dionisio LazzariDionisio Lazzari (1617-1689) è stato un architetto e scultore barocco napoletano. Fu soprattutto un abile lavoratore e decoratore del marmo.; le opere di grandi pittori che decorano le numerose sale del Palazzo, tra i quali il GuercinoGiovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino (1591-1666) nacque a Cento, nel ducato di Ferrara, dove mosse i primi passi come pittore. Venuto a contatto con l’arte veneziana e bolognese, elaborò il proprio stile artistico, messo a disposizione anche di papa Gregorio XV dal 1621 al 1623. Morì a Bologna., Andrea VaccaroAndrea Vaccaro (1604-1670) fu un pittore barocco napoletano. Lavorò principalmente su commissione ecclesiastica, sapendo interpretare al meglio i canoni artistici della Controriforma., Jusepe de Ribera, Luca Giordano, Battistello CaraccioloGiovanni Battista Caracciolo detto Battistello (1578-1635) fu un pittore napoletano. Allievo di Belisario Corenzio, fu il principale diffusore dell’arte e dello stile di Caravaggio a Napoli. Nella seconda parte della sua carriera, in seguito a viaggi e soggiorni soprattutto a Roma, le sue opere furono meno legate al modello caravaggesco e più vicine all’influsso di Guido Reni e dei Carracci., Mattia PretiMattia Preti (1613-1699) nacque a Taverna, in Calabria. Alla sua origine e al fatto che fu creato cavaliere da papa Urbano VIII si deve il suo soprannome, il “Cavaliere calabrese”. Fu attivo a Roma, a Napoli e a Malta, dove morì il 3 gennaio 1699. e Belisario CorenzioBelisario Corenzio (1558-1646) è stato un pittore italiano. Di origine greca, ornò di affreschi e pale d’altare le maggiori chiese napoletane, ma lavorò anche a Cassino e a Salerno. Manierista influenzato dai pittori romani e veneti, non fece proprie invece le innovazioni introdotte nel regno di Napoli dai caravaggeschi. Morì tragicamente in seguito alla caduta da un ponteggio nella chiesa dei Santi Severino e Sossio, dove è sepolto.. Anche se hanno in larga parte perso il loro originario aspetto, ricordiamo anche il Teatro della Corte, trasformato in teatro proprio per volere dei viceré spagnoli; la Sala del Gran Capitano, dove sono conservati i dipinti che celebrano la conquista del regno di Napoli da parte di Gonzalo Fernández de Córdoba; i dipinti del Seicento emiliano provenienti dalla collezione Farnese ereditata da Carlo di Borbone e trasportata a Napoli; il Salone d’Ercole, già Sala dei Viceré, dove si trovavano una serie di ritratti dei viceré; la Cappella Reale, costruita a metà Seicento su disegno di Cosimo Fanzago e vero e proprio centro della scena musicale napoletana tra XVII e XVIII secolo. Presso il Palazzo reale è inoltre situata, a partire dagli anni Venti del Novecento, la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III.

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