Valencia
Strappata al controllo mussulmano nel 1238 gazie all’esercito di Jaime I d’Aragona, Valencia visse un’autentica età dell’oro nel XV secolo, di cui erano segnali tanto il benessere economico quanto la ricchezza culturale e artistica. Città più popolosa dell’intera Corona d’Aragona, Valencia rimase sede di una corte vicereale anche dopo l’unione con la Corona di Castiglia, ma perse progressivamente la sua prosperità economica. Lo slittamento dei commerci internazionali verso l’oceano Atlantico e il divieto per i sudditi della Corona d’Aragona di prendere parte ai commerci con le colonie castigliane in America colpirono infatti gli interessi della città. Un altro duro colpo all’economia locale derivò dall’espulsione della numerosa comunità di Moriscos (1609-1614) decisa dal re Filippo III. Privato all’improvviso di quasi un terzo della sua intera popolazione, il regno di Valencia andò incontro a un periodo di grave crisi economica, accentuato anche dall’invio di truppe e denaro a Filippo IV per domare la rivolta della Catalogna (1640-1652). Con la Guerra di Successione spagnola (1701-1713), in cui Valencia parteggiò per Carlo d’Asburgo, la città perse il suo regno. Il nuovo re, Filippo V di Borbone, ordinò infatti l’abolizione dei Fueros valenciani (le leggi entrate in vigore già al tempo di Jaime I) e con i decreti della Nueva Planta impose anche a Valencia le leggi castigliane.